A Milano si è partiti con l'articolo uno: quello che dice che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Un riferimento che «deve essere un incitamento continuo per chi governa a livello nazionale e locale», secondo Gentiloni, che prima di arrivare in città inaugurando il polo scolastico di Cernusco sul Naviglio ha rivendicato la crescita del 4% della produzione industriale, dato «impensabile due anni fa» e segno di una ripresa «meno lenta di quanto si ipotizzasse». La scelta della città di partenza non è casuale. La Costituzione è figlia della Resistenza e di chi ha combattuto per la libertà, ha ricordato il premier (insieme al ministro Luca Lotti), e Milano è medaglia d'oro oltre che «capitale del lavoro» come ha sottolineato il sindaco Giuseppe Sala. Ma soprattutto la Carta è «attuale» e «viva», frutto della «straordinaria capacità di mettere l'interesse nazionale al primo posto» in un momento comunque di grande scontro politico.
Grazie a questa «capacità di mediazione, di costruzione di punti di vista comuni» i primi 12 articoli, che ne delineano i principi fondamentali, «danno il quadro di un grande Paese», con «istituzioni rappresentative» che hanno «bisogno di essere continuamente alimentate, rinnovate nel contatto con una accresciuta partecipazione anche utilizzando gli strumenti che la cosiddetta democrazia digitale mette a disposizione» ma «senza mai rassegnarsi alla semplificazione dell'urlo o al mito della rete». L'11 settembre, a sedici anni dall'attentato delle torri Gemelle, Gentiloni ha ribadito che la democrazia va difesa, non solo dalla minaccia del terrorismo ma anche «dalla fatica della democrazia perché la democrazia è complicata e il populismo è semplice».
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