Pd, carta proporzionale per agganciare i 5Stelle

Renzi
di Marco Conti
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Martedì 23 Maggio 2017, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 20:32

Si parte in surplace con il Rosatellum. Il sistema elettorale metà proporzionale e metà maggioritario diventerà oggi il testo base sul quale in commissione Affari Costituzionali della Camera si raccoglieranno gli emendamenti. Avvio soft ma deciso e una conferma si ha con la direzione del Pd che Matteo Renzi ha convocato per il 30 del mese annunciando incontri del Pd «con tutte le forze politiche», così «ciascuno si prenderà le proprie responsabilità davanti agli italiani senza giochi e giochetti».

COPPIA
Si parte senza più i toni muscolari della scorsa settimana seguiti alla presentazione del Rosatellum, un sistema che aveva gettato scompiglio dentro Forza Italia e M5S. Ai due principali partiti d'opposizione la sfida nei collegi non piace. Il primo teme il cannibalismo della Lega, specie al Nord. I grillini puntano più sulla lista-immagine che sui candidati-portavoce scelti dalla coppia Grillo-Casaleggio con la piattaforma Rousseau.

La disponibilità del Pd a discutere del modello tedesco proposto da Forza Italia, resta ma gli entusiasmi sono misurati. I nodi da sciogliere sono ancora tanti, sia tecnici che politici. Il Pd non intende mollare il sistema dei collegi perché, come sostiene Matteo Richetti, «è il momento di recuperare un rapporto tra eletti ed elettori». I problemi politici sono legati al numero delle forze politiche che possono dire sì al Rosatellum o al sistema tedesco. Sul primo meccanismo si ritrovano Pd, Lega, Ala, Svp e fittiani di Direzione Italia. Il sistema tedesco, oltre a FI che lo ha rilanciato, piace ai centristi di Ap, a Mdp, a Sinistra Italiana. Non dispiace alla Lega e va, più del Rosatellum, incontro al M5S, anche se i grillini continuano a restare alla finestra.

Di Maio ripete come un mantra che il M5S è pronto a discutere con «la massima disponibilità» e rimanda al testo elaborato dalla Consulta. Al Nazareno si lavora per cercare convergenze anche con il M5S e si rifiuta l'idea che si stia lavorando ad un nuovo inciucio con il Cavaliere. «Noi da soli non abbiamo i numeri», ha ripetuto ieri la sottosegretaria Boschi. Renzi cerca di tenersi il più possibile alla larga da quello che anche alcuni sostenitori del sistema tedesco hanno già ribattezzato il Nazareno-2. Ha deciso di lanciare un nuovo giro di consultazioni proprio per far mettere la faccia sul possibile accordo anche a Mdp e Ap - fans del sistema tedesco - e forse anche a Lega e grillini. che da tempo invocano le urne. Ed è proprio la data del voto l'altro corno del problema.

ESCA
Votare a ottobre, subito dopo le elezioni in Germania, per Renzi significa far trovare il Paese pronto quando a Bruxelles si comincerà a discutere se e come rivedere i trattati. In questo modo la campagna elettorale sarà tutta incentrata sull'Europa e sulla permanenza dell'Italia nel gruppo di testa. Lo ha capito da qualche giorno Beppe Grillo che, almeno a parole, ha cercato di ammorbidire la linea anti-euro del M5S. Al Nazareno, come a via del Plebiscito, sono convinti di avere «importanti margini di recupero» su M5S e Lega proprio agitando il tema europeo e la deriva che rischierebbe il Paese con le forze anti-sistema. Con il trascorrere dei giorni la data del voto sembra diventare più importante del sistema elettorale e non solo perché con tre partiti praticamente eguali sarà difficile che dalle urne esca un vincitore, ma perché l'Italia rischia di essere tagliata fuori dai negoziati che Francia e Germania hanno annunciato di voler avviare in autunno.

Seppur con molte cautele anche Silvio Berlusconi ha dato la sua disponibilità al voto in autunno, ma resistenze e sospetti lacerano Forza Italia. «Berlusconi non ha mai parlato di elezioni anticipate ad ottobre», sostiene Francesco Giro. «Il Pd o presenta una legge seria o sarà un Vietnam», aggiunge il senatore azzurro. Un'arma per convincere i parlamentari a chiudere la legislatura è però già sul tavolo: il 30 del mese alla Camera si vota la riforma-Richetti che ricalcolerà le pensioni dei parlamentari, che poi però al Senato potrebbe non ottenere la fiducia e far precipitare la crisi.

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