Pd, scissione a un passo. Renzi: «Comunisti 2.0». Ma tenta l'ultima carta

Renzi
di Marco Conti
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Domenica 19 Febbraio 2017, 09:37 - Ultimo aggiornamento: 10:55

Conferenza programmatica prima del congresso che comunque dovrà finire prima delle elezioni amministrative di giugno. Dal raduno vintage del Testaccio, con tanto di Bandiera Rossa, all'hotel Parco dei Principi, dove stamattina Matteo Renzi farà la sua proposta, all'assemblea del Pd. Nessuna parola in pubblico sulla manifestazione del giorno prima che ha messo insieme chi, come Massimo D'Alema, si considera già fuori dal partito, e chi invece punta i piedi ma intende giocarsi le proprie carte nel congresso, come Michele Emiliano.

L'INTERVENTO
«Discorso fermo ma pacato», assicurano i più stretti collaboratori del segretario del Pd, che ieri ha messo la sordina ai suoi per evitare di trasformare il «malmostoso» raduno della sinistra del Pd, come lo definisce Davide Ermini, nell'ennesima rissa.

Raccontano che Renzi sia rimasto sbigottito per il parterre, la coreografia del teatro Vittoria con tanto di bandiera rossa sventolante e inno del Pci: «Se vogliono fare un partito comunista 2.0 si accomodino, facciano da soli».

NIENTE POLEMICA
Battute polemiche che stamane resteranno fuori dalla porta dell'assemblea. Con a sinistra lo statuto e nella mano destra un foglietto di appunti, Renzi ribadirà che il governo è fuori discussione e che la durata della legislatura dipende dal premier e, soprattutto, dal capo dello Stato. Ricorderà i tanti che hanno chiesto il congresso, al punto da minacciare carte bollate e raccolte di firme, e spiegherà che è pronto a sottoscrivere anche la proposta dell'assemblea programmatica lanciata da Andrea Orlando nel corso dell'ultima direzione. Idea di mediazione, ripresa da Dario Franceschini e Maurizio Martina, e ampliata ieri da Matteo Orfini, il quale ha sostenuto su Facebook che dovrà coinvolgere i circoli del Pd.

I TEMPI
Tempi dilatati, quindi, per il congresso, che comunque non dovrà accavallarsi con le elezioni amministrative.
La minoranza dovrà quindi sentirsi a casa, come Renzi ricorderà di essersi sentito quando perse le primarie contro Bersani. Massima disponibilità al confronto, ma niente ricatti e ultimatum. Soprattutto, sosterrà oggi l'ex premier, non è possibile aver paura della nostra gente che non comprende come un partito possa dividersi su una questione di date.

Alle «incomprensibili e irresponsabili minacce di scissione», come le definisce il senatore Francesco Verducci, Renzi non risponderà direttamente, ma dopo il voto dell'Assemblea lascerà ai tre esponenti della minoranza tirare le somme.

LE DIVISIONI
Il trio sembra essere meno compatto di quanto mostrato ieri mattina. Segnali di pace, dopo le bordate sparate dal palco del teatro Vittoria sono arrivate subito da Emiliano. Problemi tra i suoi in Toscana li ha da ieri sera Enrico Rossi che, con Emiliano, condivide il compito di governare una regione la cui maggioranza è retta dai voti del Pd. Nel guado potrebbero alla fine restare solo i bersaniani di Roberto Speranza, da tempo tentati da D'Alema e da quella promessa di poter mettere insieme un partito a due cifre che - ammesso siano veri i sondaggi - permetterebbe a molti di tirare un sospiro di sollievo sul seggio senza ripetere l'esperienza della Sinistra Arcobaleno.

I DIKTAT
Ciò che per Renzi è inaccettabile è la richiesta, venuta ieri dall'assemblea della minoranza, di farsi da parte, se non di cambiare mestiere, e di non prendere nemmeno parte al congresso. Le bandiere rosse, l'inno comunista ad apertura della kermesse, ieri, non hanno però scatenato la reazione solo dei renziani, ma hanno reso più difficile il compito di mediazione di coloro - gli ex Dc - che provengono da altre culture, ma sono nel Pd come dieci anni fa nell'Ulivo.

Al Nazareno sono convinti che la base del partito e dirigenti locali non seguiranno gli scissionisti. Sui territori c'è preoccupazione, sostengono, ma non c'è esodo di dirigenti e, soprattutto, non si avverte - anche da parte dei più critici - la voglia di mettersi dietro vecchie glorie che hanno sostenuto tutto e il contrario di tutto.

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