Pisapia: «Le Officine per un nuovo centrosinistra. È impossibile allearsi con i grillini»

Pisapia: «Le Officine per un nuovo centrosinistra. È impossibile allearsi con i grillini»
di Mario Ajello
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Sabato 25 Marzo 2017, 10:17 - Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 16:40
Giuliano Pisapia, il Campo progressista insieme alle Officine per le idee rappresenta la novità delle ultime settimane a sinistra. Di che cosa si tratta?
«È un progetto che deriva da incontri e dibattiti che, da Nord a Sud, stiamo facendo in maniera molto partecipata. In questo percorso si viene a contatto con cittadini e realtà locali che non hanno più una casa politica, che non si ritrovano più nei partiti, che vogliono fare più che parlare. Le Officine sono aperte a tutti i cittadini che si riconoscono in un progetto di centrosinistra, anche se hanno tessere di partiti diversi in tasca. Noi vogliamo mettere in rete queste esperienze locali, dando loro un luogo di confronto dove poter discutere di problemi nazionali che incidono nella vita quotidiana di ognuno».

Il civismo come linfa per un nuovo centrosinistra?
«Il nostro obiettivo è creare un nuovo centrosinistra più aperto. Che raccolga persone che militano in tante associazioni diverse, unite da valori comuni ma che possono avere anche posizioni differenti sui singoli temi. Campo progressista ha raccolto adesioni da persone che hanno culture politiche e biografie differenti, dal cattolicesimo sociale all'impegno civico e nel volontariato, dalla militanza ecologista al mondo della sinistra. Non si colloca semplicemente a sinistra del Pd ma vuole dare voce a tutte le anime del centrosinistra.».

Tutto questo per fare che cosa?
«Per affrontare e incidere sulle priorità del Paese: lavoro, precariato, diseguaglianze e povertà, ecologia capace di creare nuovo sviluppo economico oltre che salvaguardia dell'ambiente, politiche giovanili e per i diritti, nuovo rapporto con i corpi intermedi».

I corpi intermedi, come il sindacato, che il Pd in questi anni sembra avere dimenticato?
«Confronto e dialogo, a mio avviso, non significa andare per forza d'accordo. Ma cercare un punto alto di mediazione con chi rappresenta e conosce le realtà in cui vive. L'importante, in questa interlocuzione, è fare proposte realizzabili. Troppo spesso ho visto, anche nella mia esperienza di sindaco di Milano, avanzare progetti che non tengono conto della realtà, della concretezza, della compatibilità economica, ambientale, sociale».

Questo centrosinistra sarebbe pronto ad allearsi con i 5Stelle, secondo la linea aperturista caldeggiata da Bersani e anche da Letta?
«Io credo che non ci sia possibilità di coalizzarsi con i 5Stelle. Non solo perché non lo vogliono loro ma perché, al loro interno, esistono molte distinzioni. Un dialogo su singoli temi, però, può essere utile con questo movimento e lo vedrei come un fatto molto positivo. Per esempio sulle questioni ambientali, sul reddito di cittadinanza, su come superare il precariato, sui diritti civili. Anche qui, però, bisogna avere ben presente quello che dicevo prima: la fattibilità delle cose. Le Officine delle idee, che con l'apporto di esperti ci aiuterà nel nostro cammino, saranno utili anche in questo. A contribuire, cioè, a una proposta realizzabile e complessiva, capace di dare soluzioni concrete a quei grandi bisogni del Paese, a cui finora sono state date risposte non condivisibili o che non hanno raggiunto l'obiettivo».

Che cosa cambia per voi se alle primarie vince Renzi o Orlando: meglio il primo del secondo o viceversa?
«A noi, interessano le idee e i programmi. Non i nomi delle persone. Vogliamo dialogare con chi condivide il progetto di un nuovo centrosinistra aperto, civico, ecologista. Siamo per la costruzione di un linguaggio politico più gentile e contemporaneamente più propositivo».

Orlando sembra più gentile di Renzi, o no?
«Non vogliamo interferire nelle primarie del Pd. Prendo atto che Orlando, al momento, ha espresso chiaramente il suo obiettivo di fare alleanze con chi crede indispensabile la nascita di un nuovo centrosinistra».

Non siete disposti dunque a una coalizione con l'area di centro o addirittura con Forza Italia in caso di larga alleanza post-elettorale?
«Abbiamo storie e culture diverse rispetto a quei partiti. E anche gli obiettivi sono diversi. Io credo ancora nella differenza tra destra e sinistra. E credo nell'importanza che abbia, nel nuovo centrosinistra, il civismo. Finora ha agito a livello territoriale e talvolta è stato considerato solamente come portatore di voti. Adesso serve, al rinnovamento del campo progressista, un civismo dai contenuti anche nazionali».

Qual è il modello di legge elettorale che lei auspica?
«Credo profondamente nel Mattarellum. Per due motivi. Rende possibili alleanze e governabilità. E nel momento in cui si fanno le candidature, è lo strumento migliore per spingere i partiti a scegliere persone radicate, stimate e affidabili nel vari collegi, quelle che hanno già dimostrato di avere un rapporto con le comunità territoriali e con la realtà nazionale».

Si parla molto di magistrati e politica. Lei ritiene che debbano essere previsti dei paletti per l'impegno delle toghe in politica?
«I magistrati hanno diritto, come tutti, a partecipare alle elezioni. Ma è assolutamente inopportuno che si candidino nel territorio in cui hanno operato. Una volta concluso l'impegno in politica, tornino nella pubblica amministrazione ma è indispensabile che ci tornino in ruoli diversi da quelli della giurisdizione. È molto difficile essere imparziali ma lo è anche apparire imparziali. La mancata imparzialità, anche se solo apparente, rischia di diventare agli occhi dei cittadini un argomento ulteriore di sfiducia nella terzietà della magistratura».

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