Premier in Cdm: «Ventre a terra» Gli scenari del Quirinale sull'esito

Premier in Cdm: «Ventre a terra» Gli scenari del Quirinale sull'esito
di Alberto Gentili
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Martedì 27 Settembre 2016, 07:58
ROMA Appena annunciata nel salone di palazzo Chigi la data del 4 dicembre, Matteo Renzi si è rivolto ai ministri come fossero apostoli: «D'ora in poi ventre a terra. Andate e girate l'Italia palmo a palmo per spiegare il merito della riforma. Io sarò il primo a farlo, ma senza personalizzare lo scontro. Questa partita non prevede tempi supplementari, ci giochiamo tutto adesso». E' seguito un messaggio di ottimismo: «Il clima è cambiato. I sì stanno crescendo. Ce la faremo...».

E' stato insomma un premier grintoso ma fiducioso e soprattutto determinato a portare a casa lo scalpo del fronte del no, quello che ha indottrinato il governo. E che ha scelto la data del 4 dicembre perché convinto «che più tempo si parlerà del merito della riforma, più riusciremo a convincere gli italiani». E perché, come gli ha suggerito il Colle, prima del voto referendario è meglio mettere in sicurezza la legge di stabilità. Una legge che sarà scritta facendo molta attenzione agli umori del Paese: è dato praticamente per certo l'inserimento nel testo della manovra del taglio dell'Irpef per il 2018. Come dire: se votate sì, avrete anche le tasse tagliate. Altrimenti, nisba.

LA ROAD MAP DEL COLLE
Dal Quirinale osservano la partita referendaria con la massima attenzione. Sergio Mattarella continua a lanciare appelli ad evitare la rissa e, a sentire i suoi, ancora non si interroga sul dopo: «Al momento non si esplora alcuna ipotesi in caso di vittoria del no. Se ne parlerà dal 5 dicembre...», il giorno successivo al voto.

Ma da ciò che è dato sapere, nel caso di sconfitta, Renzi con ogni probabilità salirebbe sul Colle per rassegnare le dimissioni. E il capo dello Stato, seguendo il dettato costituzionale, rinvierebbe il premier alle Camere per ricevere una nuova fiducia, dato che le eventuali dimissioni non sarebbero state innescate da un atto parlamentare. Se però Renzi dovesse insistere con le dimissioni o se non vedesse confermata la fiducia, è altrettanto certo che Mattarella verificherebbe in Parlamento l'esistenza di una maggioranza per un governo di scopo (la modifica della legge elettorale) o di larghe intese. Epilogo impossibile se il premier, com'è probabile, schierasse il Pd per le elezioni anticipate.

Renzi neppure prende in considerazione, però, l'ipotesi della sconfitta. E, comunque, già da tempo ha avviato la spersonalizzazione della partita referendaria, non legando più (come aveva fatto in primavera) il proprio destino politico all'esito del referendum: «Ho sbagliato a personalizzare, la riforma è più importante di ciò che mi accadrà», ripete da qualche settimana. E da tempo è determinato a puntare esclusivamente sul merito.
La prova è arrivata nelle ultime ore dai manifesti della campagna per il sì. Un esempio degli slogan (senza simbolo del Pd) che compaiono su bus e cartelloni: «Cara Italia vuoi diminuire il numero dei politici? Basta un sì». Visto che ci si trova, il premier sfrutterà la campagna per colpire il rivale politico più pericoloso: il M5S. Una dimostrazione l'ha data nella enews di ieri, affrontando il tema del rifiuto di Virginia Raggi alle Olimpiadi: «Con il dire no a tutto l'Italia non ripartirà».

Il primo a lanciarsi nella campagna elettorale «pancia a terra» sarà comunque proprio Renzi. Sono previste decine e decine di comparsate in tv (ieri sera da Del Debbio su Rete4). E «centinaia di comizi in piazza e nei teatri con slide e video», partendo da Firenze il 29 settembre: la stessa data in cui 8 anni fa Renzi lanciò la sua candidatura a sindaco della città. «Portasse bene...».

APPELLO AI VOLONTARI
In aiuto, il premier-segretario chiama i volontari. Sono quattromila circa i comitati di Basta un sì già attivi. Ma Renzi vorrebbe che raddoppiassero nel prossimo mese: «Chi vuole cambiare, ci dia una mano. Dandoci del tempo, chiamando un po' di amici, facendo il volontario sulla rete o tra la gente». E raccogliendo fondi: attualmente sono appena 120 mila gli euro raccolti dal comitato centrale di piazza San Apostoli, storica sede dell'Ulivo.
Dato che ogni voto è importante e che all'estero gli italiani iscritti all'anagrafe elettorale sono oltre 4 milioni, in queste ore è scattata anche la campagna oltreconfine. Il premier ha spedito la madrina della riforma, Maria Elena Boschi, in Sudamerica: il bacino più importante di elettori all'estero. Quattro gli appuntamenti elettorali della ministra: oggi al teatro Coliseo di Buenos Aires, domani alla Casa degli Italiani a Montevideo (Uruguay), giovedì in Brasile a Porto Alegre e poi a San Paolo al circolo degli italiani. Pancia a terra, appunto.