Campo Dall'Orto a Palermo con i vertici Rai, slitta a giovedì l'incontro con il Tesoro

Campo Dall'Orto a Palermo con i vertici Rai, slitta a giovedì l'incontro con il Tesoro
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Martedì 23 Maggio 2017, 11:00
Si consuma attorno al piano dell'informazione, che già aveva provocato una vittima eccellente come Carlo Verdelli, la crisi più grave della gestione di Antonio Campo Dall'Orto in 
Rai. Il consiglio di amministrazione ieri ha bocciato il progetto voluto dal dg per rilanciare in primo luogo il digitale con la guida di Milena Gabanelli, con il voto contrario della presidente Monica Maggioni. Insieme a lei hanno votato contro Franco Siddi, Rita Borioni, Arturo Diaconale, Giancarlo Mazzuca. Solo il consigliere Guelfo Guelfi ha votato a favore, mentre Marco Fortis e Carlo Freccero si sono astenuti. Paolo Messa ha deciso di lasciare la riunione, ritenendo ormai venuta meno la fiducia nei confronti del direttore generale.

Campo Dall'Orto oggi sarà a Palermo con i vertici istituzionali per l'anniversario della strage di Capaci e pare escluso che la situazione possa precipitare nelle prossime ore. Domani il manager è atteso in Commissione di Vigilanza per rispondere alle domande dei parlamentari nel question time, che si svolgerà per la prima volta nella bicamerale a San Macuto. L'incontro è alle 14 e sono previste cinque domande, due sul pluralismo, una sulla nuova testata Rai24, una sulla stabilizzazione dei precari e una sulla gara per il call center. A seguito del bocciatura del piano news ieri in cda e dell'imminente incontro con il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, si sta però valutando l'opportunità che tale audizione venga svolta.

Al momento l'appuntamento è confermato, anche perché il faccia a faccia al ministero dell'Economia, nel quale dovrebbe essere chiarito il futuro di Viale Mazzini, potrebbe svolgersi non domani, ma dopodomani. Da regolamento, in Vigilanza avrebbe potuto essere presente il dg o la presidente Monica Maggioni, ma quest'ultima ha un impegno all'estero e non potrà essere a San Macutoci sarà un confronto con l'azionista, il Tesoro, che però ritiene di non dover intervenire in questa fase. Una posizione condivisa con Palazzo Chigi che è alla finestra, in attesa di capire come evolverà la crisi. I consiglieri, in una conferenza stampa convocata subito dopo il cda, pur sottolineando che si è incrinato il rapporto con il dg, non hanno escluso, almeno a parole, la possibilità di una ricucitura se Campo Dall'Orto dovesse fare un passo in questa direzione. Il codice civile non prevede d'altronde una sfiducia del cda e la situazione potrebbe restare ancora in bilico senza un passo indietro del direttore generale.

Trovare un successore, tra l'altro, pare impresa non semplicissima, visto che serve un traghettatore fino al termine del mandato. Giancarlo Leone ha già detto di non essere interessato, mentre continuano a circolare nomi di interni, come Paolo Del Brocco e Raffaele Agrusti, che ha deciso però di lasciare l'azienda. Il dg, d'altronde, vuole almeno chiudere i capitoli urgenti. Dopo l'approvazione dei piani di produzione dei canali, nelle prossime riunioni occorrerà varare i palinsesti in vista della presentazione agli investitori di fine giugno. Per farlo è però necessario il via libera al regolamento sul tetto agli stipendi degli artisti, per capire quali volti noti decideranno poi di restare. Oggi è arrivata una prima bozza, che sarà discussa nella prossima riunione. «Qualsiasi cosa stia accadendo in questo momento nel servizio pubblico e ai vertici della Rai ha un solo colpevole, Matteo Renzi e il Pd», afferma il presidente della Vigilanza Roberto Fico annunciando che verrà chiesta «l'acquisizione in commissione del piano news».

«Il Movimento cinque Stelle entra a gamba tesa su quel che sta accadendo in Rai e cercano di politicizzare una questione che è invece aziendale», replica Francesco Verducci del Pd. Per Matteo Salvini è «l'ennesimo fallimento del Pd e di Renzi, Rai allo sbando e costi fuori controllo». «La sfiducia al direttore generale di oggi è di fatto una sfiducia al segretario del Partito democratico e al renzismo così come l'abbiamo conosciuto in questi anni», attaccano Maurizio Gasparri e Renato Brunetta. «La Rai doveva essere rilanciata come grande industria culturale del Paese ma non mi pare che sia andata così», sostiene il ministro della Giustizia Andrea Orlando.
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