Moscovici ha compiuto una vera e propria scelta di campo. Ha detto che il governo europeo è determinato ad appoggiare Matteo Renzi per sventare il pericolo-populista. Traduzione: per fermare la possibile ascesa dei grillini. E questo anche a costo di stiracchiare le regole di bilancio europeo, concedendo a Roma una nuova dose di flessibilità: 6,5 miliardi circa. Per due ragioni comunque sacrosante: l'emergenza terremoto e migranti.
C'è da capire se questo sostegno di Bruxelles e delle cancellerie europee gioverà a Renzi. Probabilmente sì. Una drammatizzazione dell'esito del voto, affermare (come ha fatto anche Roberto Benigni) che la vittoria del "no" getterebbe l'Italia nel baratro dell'instabilità politica e finanziaria, potrebbe spingere una fetta dell'elettorato moderato a sostenere la riforma del premier. Non a caso proprio il premier qualche giorno fa ha detto candidamente che il referendum si vince anche con i voti della destra.
Proprio per ammaliare questi elettori, Renzi fa vibrare la corda del nazionalismo: "Se vince il sì", ripete da tempo, "l'Italia conterà molto di più in Europa".
Questa volta non è un bluff: il prossimo anno in Francia e Germania si celebrano le elezioni e con il presidente francese Hollande verso l'addio e con la Cdu, il partito della Merkel (la Cancelliera non ha ancora detto se correrà per il quarto mandato) indebolito dall'avanzata del fronte xenofobo e di destra, un Renzi uscito rafforzato dal referendum del 4 dicembre potrebbe davvero aver in Europa qualche margine di manovra in più. Particolare non trascurabile: alla fine del prossimo anno è previsto il "tagliando" all'arcigno fiscale compact, la Bibbia delle regole di bilancio e dell'austerity. E contare di più in questa fase potrebbe essere per Renzi davvero utile.
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