Lazio, Pirozzi in campo: lista civica per la Regione

Lazio, Pirozzi in campo: lista civica per la Regione
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 19 Ottobre 2017, 21:23 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 07:53

Sergio Pirozzi c’è: si candiderà a presidente della Regione Lazio, lo farà alla guida di una lista civica che porterà il suo nome e che raccoglierà anche il sostegno, trasversale, di altri amministratori locali. Lui non conferma e ci sono anche piani alternativi, come la corsa al Parlamento. Ma lo schieramento è quello del centrodestra. Pirozzi, forte anche dei primi sondaggi che per il suo nome danno un 20 per cento di consensi potenziali, pensa di porre alcune condizioni: no alla candidatura di indagati, valutazione puntigliosa delle ricandidature dei consiglieri regionali uscenti. Ecco perché il 24 ottobre, alle 17.30, a Roma, al Salone delle Fontane, dove il sindaco di Amatrice presenterà il suo libro, “La scossa dello scarpone - Anatomia di una passione sociale”, sarà interessante ascoltarlo. Su Facebook promette: «Venite, potrebbero esserci novità».

LA MANOVRA
Ieri Pirozzi è tornato a ruggire contro quelli che considera gli errori della gestione del post terremoto: «Siamo rimasti molto delusi dalle misure previste sulla legge di bilancio, o si cambia o faremo la guerra. Non è prevista l’esenzione dei contributi, ma solo delle tasse, per le aziende familiari: ma da noi al 95 per cento le imprese sono di questo tipo, così muoiono». Scrive nel libro (Armando Editore, i proventi dei diritti d’autore andranno in beneficenza): «Ci sono gli eroi e c’è la burocrazia, perché l’Italia è un po’ come dottor Jakyll e mister Hyde: c’è il cuore straordinario della solidarietà e di chi si è speso enormemente nella prima fase dell’emergenza e chi lavora male, producendo ritardi e inefficienze di non abbiamo certo bisogno». «Durante la fase di emergenza siamo un popolo straordinario, non smetterò mai di dirlo; ora però, in questa fase della ricostruzione, la più difficile, succede come se fossimo in una grande orchestra, dove alcuni componenti vanno fuori tempo». Tra i tanti esempi, Pirozzi porta quello dei ritardi della Regione Lazio nell’appalto per la rimozione delle macerie e, a pensare male, sembra prendere la rincorsa per la candidatura, «ma in altre parti del libro do atto a Zingaretti di essersi comportato bene, di esserci stato vicino; ma se ci sono cose che non vanno, lo dico».

Non doveva essere ad Amatrice quella notte: il martedì, racconta, lo trascorreva di solito a Roma, dove allenava il Trastevere. Ma era il cinquantesimo anniversario dell’Amatrice Calcio, dove ha iniziato a giocare e ad allenare. Per cui era rimasto con la famiglia. Quando c’è la prima scossa, la più forte, alle 3.36, esce di casa e corre a vedere. Urla nella prima telefonata dei media: «Un dramma, servono unità speciali per tirare fuori la gente da sotto le macerie. Il paese non c’è più». Scrive: «Conservo pochi ricordi: tutto è molto sfocato, ma subito ho avuto la sensazione, uscendo da casa mia di corsa, dopo avere messo al sicuro la mia famiglia e i vicini, che fosse successo qualcosa di tremendo, che non c’era più niente». «Preferisco non descrivere le scene che vidi mentre percorrevo un Corso Umberto dilaniato dalla furia del mostro, sono immagini che appartengono a noi amatriciani e che vanno custodite in privato».

SCARPONI
Il sindaco-allenatore non parla solo della tragedia del sisma, delle difficoltà della ricostruzione, della solidarietà da tutto il mondo. Racconta anche la sua storia, prima del terremoto: rivela che la sua famiglia è abruzzese di Controguerra, che è nato nelle Marche a San Benedetto del Tronto dove c’era una zia ostetrica, che è cresciuto ad Amatrice, che ha studiato Scienze politiche a Roma, lasciandola a metà per la scomparsa della madre morta troppo presto. Parla del suo impegno politico a favore dei piccoli borghi. E poi gli scarponi che danno il titolo al libro (anche se non è male anche quello scelto per il primo capitolo, “Un cane sciolto al servizio della mia gente”): «Gli scarponi sono il simbolo del lavoro e della fatica, sono necessari per avere a 360 gradi conoscenza del territorio nel quale si vive o si opera; bisogna sporcarsi le mani e i piedi, come nel duro lavoro della terra, per capire che qui ad Amatrice ora servono poteri straordinari e provvedimenti veloci».

 

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