In piazza contro il Rosatellum grillini, forconi e reduci rossi: slogan fotocopia

In piazza contro il Rosatellum grillini, forconi e reduci rossi: slogan fotocopia
di Mario Ajello
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Giovedì 12 Ottobre 2017, 08:01
ìLa Capitale invasa dalla protesta? No. Solo due piazze, piccole piazze e quella del Pantheon, dove si riuniscono D'Alema, Bersani e la sinistra anti-Rosatellum, è rossa di bandiere appena in un angolo, pieno di ceto politico, e di vecchi compagni che si ritrovano. «Rivedo il Pci», in mini-minuscolo naturalmente, si consola Pasqualino Laurito, l'anziano autore della Velina Rossa. E l'altra piazza, quella grillina, sotto le finestre di Montecitorio? Una piazza inferocita - «Ladri», «mafiosi», «Renzi Duce», «Gentiloni servo», «golpe», «onestàonestà-onestà», «in galeraaa» - e una piazza babele in cui si accavallano per caso i grillini e i Forconi del generale Pappalardo, i No vax e i sardisti, più i poliziotti in protesta perché sottopagati. E occhio a non calpestare quel gazebo, perché è spuntato improvvisamente e nulla c'entra con tutto il resto della maionese impazzita ma è di quelli che chiedono le firme contro la tortura.

VOGLIAMO I COLONNELLI
L'effetto della protesta 5 stelle, con Rocco Casalino il capo-comunicazione M5S che fa alternare i comizianti, è quello di un assedio al Palazzo sullo stile del grillismo delle origini o delle adunate del leghismo primitivo. Ma ecco il generale Pappalardo - che non avrebbe sfigurato in «Vogliamo i colonnelli», il film-farsa sui golpe anni 70 con un mitico Ugo Tognazzi - che sale sul palchetto e annuncia: «Mi informano che un gruppo di cittadini onesti ha appena arrestato Rosato!». Cioè l'autore del «golpe» Rosatellum. In realtà un finto arresto, non riuscito, perché il capogruppo dem riesce a fuggire. Ma il generale e i suoi fedelissimi sono contenti lo steso: «Il popolo arresta, il popolo arresta, il popolo arresta!», ripete Pappalardo come in trance. Ma poi viene spinto oltre le transenne.

Vibra d'indignazione giustizialista e di pathos democratico questa piazza - l'acme è quando i tre tenori M5S, Dibba, Fico e Di Maio salgono sul palchetto insieme e questo trittico è opera miracolosa di Renzi che li ha fatti pacificare contro di lui - mentre l'altra, quella rossa, è reducista e tristanzuola. Ma in una cosa si somigliano le due proteste. Pochi giovani dai 5 stelle, soltanto pantere grigie intorno a D'Alema che, non sul palco, dice che «il Pd logora la democrazia» e che «Gentiloni dipende politicamente da Renzi». Due tizi che stanno fuori da un bar del Pantheon, appena vedono arrivare i primi manifestanti rossi sbottano: «A mummieeee!!!». Grida ineleganti. Anche perché c'è il Folena forever young. Nichi Vendola in giubbotto di pelle a cui tutti chiedono: «Er pupo come sta?». E una signora assicura: «Laggiù ho visto due giovani». Vero, ma uno dei due è Fassina. E l'altro o è Civati, che comunque c'è, o è uno che gli somiglia. In quota società civile indignata c'è Anna Falcone, l'avvocatessa guida dei comitati anti-referendum 4 dicembre.

FERILLI SENIOR
Graziosa, e infuriata, la Falcone: «Renzi e Gentiloni sono finiti!». Sul palco grillino invece arriva Renzusconi. Ovvero, due tizi mascherati, uno da Renzi e l'altro da Berlusconi. Si abbracciano e si dicono: «Ci siamo sempre amati e ci ameremo ancora di più». Dibba fa il Dibba, però si aspettava qualcosa di meglio. Aveva detto alla vigilia: «Se in piazza siamo duemila sarà la solita manifestazione. Se saremo 50.000, il discorso cambia». Ma saranno più o meno 500. Destinati a crescere, oggi, quando arriverà Grillo ad arringare la folla anti-regime. E Di Maio ha già cominciato a riscaldarla così: «Il popolo si faccia sentire. Ce la faremo!». Toni più sommessi, al Pantheon. Tra Bersani, Angius e Russo Spena c'è il papà di Sabrina Ferilli: «Sono stato tra i primi ad aderire a Mdp e ora il Comune di Fiano Romano è nostro». Lo guardano ammirati i Marziani in Movimento. E dicono: «Ci ispiriamo alle politiche del sindaco defenestrato Marino. E' dovuto scappare negli Stati Uniti». Qui, invece, sta arrivando il terrore dittatoriale stile Sud America. Anche se il Venezuela di Pinochet, come direbbe Di Maio, il Rosatellum non lo ha ancora assaggiato.
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