Le toghe e le esternazioni social. Stretta Anm: «È come essere in tv»

Le toghe e le esternazioni social. Stretta Anm: «È come essere in tv»
di Michela Allegri e Sara Menafra
3 Minuti di Lettura
Giovedì 22 Febbraio 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 09:13

Non barricate ma discussione “aperta”, a cominciare dalla modifica del codice etico delle toghe associate che regolamenti l’utilizzo dei social. Il presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte, ammette che su deontologia e comportamento pubblico dei magistrati si potrebbe fare di più. Ieri, sulle pagine de Il Messaggero, il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, ha aperto il dibattito spiegando che in molti casi, specie quando i magistrati sono responsabili di comportamenti deontologicamente discutibili ma non previsti dalle regole della Disciplinare, non si può fare nulla per fermarli o per valutare le loro azioni. E che per questo dovrebbe intervenire il Parlamento migliorando la legge, mentre lo stesso Csm potrebbe valutare che in alcuni casi i comportamenti non deontologici pesino sull’andamento della carriera.

L’APERTURA
Non tutto il discorso piace ad Albamonte, che fa però un’apertura importante. Sabato prossimo, il consiglio di presidenza proporrà alla giunta dell’associazione di modificare il codice deontologico dell’Anm con un intervento diretto sui social network: «Il senso - spiega Albamonte - è che i magistrati devono considerare il comportamento sul web analogo a quello in una manifestazione pubblica». Un po’ come se si fosse in tv, insomma: «Un post sbagliato su Facebook ha più rilevanza di un intervento improprio in un convegno e persino su un giornale. Ho fiducia che l’iniziativa troverà il consenso dell’associazione».

Albamonte si dice contrario all’ipotesi - avanzata da Legnini - che ci sia nel regolamento disciplinare una norma «di chiusura», ovvero un varie ed eventuali in cui ricomprendere tutti i comportamenti lesivi che non sono tipizzati nella legge sull’ordinamento giudiziario. «Semmai discutiamo dei comportamenti considerati gravi, ma la violazione deve essere sempre ben specificata», continua il presidente dell’Anm.

I CASI
La proposta del codice di condotta per il web arriva dopo che negli ultimi anni diversi magistrati sono finiti sotto procedimento disciplinare proprio per un uso troppo disinvolto dei social. I casi esaminati al Csm sono già parecchi. Uno è finito con l’ammonimento della pm romana Desirèe Digeronimo, che nel 2015 aveva riservato una frecciata social all’allora sindaco Ignazio Marino: «Ha applaudito beotamente per essere stato messo sotto tutela». C’è poi la pratica sul pm Michele Ruggiero, di Trani, che si era sfogato sul web dopo che il Tribunale aveva assolto gli imputati di un suo processo. Sotto procedimento era finita anche la pm di Imperia, Barbara Bresci, per gli apprezzamenti virtuali all’attore Gabriel Garko, da lei interrogato. È stata assolta perché quei commenti facevano parte di una chat tra amiche. C’è poi il caso della pm di Trani, Simona Merra, che in una foto sui social era stata immortalata mentre, a una festa, l’avvocato di un suo indagato le baciava per gioco un piede.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA