Salute a Roma, è scontro. M5S: diffusi dati vecchi. E la Regione: valori risaliti

Salute a Roma, è scontro. M5S: diffusi dati vecchi. E la Regione: valori risaliti
di Carla Massi e Camilla Mozzetti
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Lunedì 2 Ottobre 2017, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 21:30
È ancora scontro sui dati forniti sabato dal direttore dell'Istituto superiore di Sanità sullo stato di Salute della Capitale, ultima - a suo dire - in Ue. M5S torna all'attacco e accusa il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di aver organizzato un convegno nel quale sono stati diffusi dati vecchi sul benessere clinico di Roma.

Il direttore dell'Iss, Walter Ricciardi, ha descritto la Capitale, basandosi non su dati dell'Iss ma dell'Istat e della ricerca Osservasalute della Cattolica, come una città nella quale ci si ammala più facilmente e ci si cura con maggiore difficoltà, dove il diabete è aumentato a livelli tali da superare di due punti percentuali la media nazionale. A prescindere dal merito delle analisi, non imputabili a detta dei cinquestelle all'amministrazione odierna del Campidoglio, il Movimento punta il dito sulla data in cui è stata compiuta la ricerca presentata da Ricciardi. «La sanità è di competenza regionale chiosa in rete M5S e la Lorenzin ha dimenticato di dire che i dati sono riferiti al periodo 2005-2013». In sostanza, analisi superate che non fotografano la situazione odierna. Anche la Regione Lazio, a 24 ore dall'evento, interviene sulla questione, sottolineando come le indagini siano relative a studi di sei e di quattro anni fa, diffondendo a sua volta una serie di dati licenziati proprio dalla Sanità per rispondere anche al M5S .

Stando al report sui Lea, i livelli essenziali di assistenza, che fotografano per volontà diretta del ministero della Salute le prestazioni che il servizio sanitario regionale deve garantire a tutti i cittadini, dal 2013 ad oggi il Lazio ha compiuto notevoli passi in avanti. Nell'ultimo rapporto relativo al 2016 la Regione ha infatti ottenuto una valutazione di 176 punti, quando la soglia minima che fa scattare l'allarme è fissata a 160 punti. Certo, l'eccellenza (che nella scala di valutazione è data a 225 punti) è ancora lontana. Ma non è più la condizione del 2013 cui fanno riferimento i dati di Ricciardi quando il Lazio si fermava a 152 punti. E benché ci sia ancora da lavorare per raggiungere il livello di altre regioni come la Toscana, il Veneto, l'Umbria ma anche le Marche, che superano i 180 punti, il Lazio e la Capitale godono, tutto sommato, di buona salute. Resistono a onor della cronaca delle zone d'ombra: la copertura vaccinale nei bambini a 24 mesi per anti morbillo, parotite e rosolia è ancora bassa, non sono del tutto soddisfacenti i posti residenziali garantiti in strutture che erogano assistenza ai disabili, mentre la soglia dei parti cesarei, pur essendo scesa nell'ultimo biennio di sette punti, resta al 26%.

I RISULTATI
Tuttavia nel Lazio e anche a Roma (dove sono garantiti 11mila posti letto negli ospedali) sono migliorati la prevenzione e il sistema degli screening oncologici. Tanto che, solo nel 2016, sono stati diagnosticati 5mila tumori e il 100% dei casi è stato trattato anche chirurgicamente in tempi rapidi. Non solo, a fronte di una spesa che annualmente supera i 10 miliardi di euro e che rappresenta il 9,6% del fondo sanitario nazionale, la Regione ha visto aumentare i trapianti del 19% nell'ultimo biennio. In particolare per cuore, fegato e rene.
Una situazione che, con difficoltà, si può confrontare con i pochi grafici illustrati sabato durante il convegno dal momento che risalivano, almeno, a quattro anni fa. Le statistiche dell'Istat erano, come detto, del 2013, altri grafici del 2011. La classifica degli indicatori con le altre città europee non è stata evidenziata né da una tabella né dal risultato di una indagine. «In realtà il declino della sanità del Lazio è iniziato nel 2001 - spiega Ricciardi - e solo negli ultimissimi anni si è assistito ad una risalita. Ma questo sforzo non è stato sufficiente per far crescere il livello degli indicatori. La Capitale resta sempre più indietro rispetto alle altre».