Il tribunale amministrativo nella sua ordinanza ha sottolineato come l'assenza di un numero sufficiente di docenti non rientri tra le cause previste dalla legge n. 264 del 1999 per introdurre il numero chiuso e le facoltà umanistiche non sono tra quelle elencate nella stessa legge che possono avere gli accessi regolamentati. Quello dell'Udu è quindi un «ricorso con sufficienti profili di fondatezza» e «sussistano i profili di pregiudizio paventati dai ricorrenti». I test di ingresso si sarebbero dovuti tenere nei prossimi giorni ma «siccome la sentenza sospende il provvedimento dell'università, ci aspettiamo che vengano annullati - ha continuato - e che non si possano più tenere.
Sarà l'ateneo a dare un chiarimento tempestivo su questo punto mi auguro».
In base al numero delle iscrizioni ai test «si era calcolato che oltre mille studenti sarebbero rimasti fuori dai corsi di laurea» per effetto del numero chiuso. «Avevamo denunciato sin da subito come la delibera adottata dagli organi accademici contenesse vizi formali e sostanziali - ha spiegato ancora Varponi -. Avevamo denunciato come la sordità dimostrata da chi doveva rappresentare tutta la comunità accademica aveva segnato un pericoloso precedente, oltre che un danno per il diritto allo studio di migliaia di studenti che volevano scegliere liberamente il corso del loro futuro». «Riteniamo importante questa sentenza, che dà ragione alle mobilitazioni che abbiamo animato, in barba alla mancanza di ascolto del Rettore Vago», ha commentato Andrea Torti, coordinatore Nazionale dell'associazione universitaria Link
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