Parisi: «Sanità, nel Lazio persi cinque anni. Stop tagli e più tecnologie»

Parisi: «Sanità, nel Lazio persi cinque anni. Stop tagli e più tecnologie»
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Giovedì 22 Febbraio 2018, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 00:07

Stefano Parisi, perché il candidato quasi vincente del centrodestra a Milano ha scelto in extremis la sfida nel Lazio?
«Io sono romano, sono stato chiamato dai milanesi a sfidare Beppe Sala per la mia esperienza amministrativa, da quel momento ho iniziato a costruire un partito politico, Energie per l'Italia, che ha idee molto radicali sulle cose da fare. Spero di far diventare la mia regione un modello da cui far ripartire il Paese, è una sfida importante».

Girando per Roma che situazione ha trovato?
«Quando nel '97 sono diventato city manager di Milano, Roma era molto meglio di Milano. Oggi è pazzesca la distanza. Mentre Milano in tre anni l'abbiamo rigirata completamente con Gabriele Albertini».

Meglio sindaco di Milano o governatore del Lazio?
«Meglio sindaco di Roma, mi sarebbe piaciuto»

La situazione di Roma è irrecuperabile?
«No, qui non si riesce a cambiare perché nessuno ci ha mai provato. Non capisco perché l'Atm di Milano funzioni e l'Atac no, non è questione di dna».

Qual è il male della Capitale?
«Il conflitto istituzionale continuo. Serve cooperazione istituzionale, dal tavolo di Calenda ai trasporti. Così, con lo scontro, si dà solo un alibi alla Raggi, che non è all'altezza di fare il sindaco di Roma. Un voto? Le darei 4. Ma bisogna dialogare, l'ho cercata in questi giorni per incontrarla, non ha risposto».

Torniamo alle regionali. Lei non è partito troppo tardi?
«No, in tre settimane ho recuperato 20 punti. In più qui a Roma, perché nelle province siamo in forte vantaggio, l'elettorato è contento della mia candidatura. Anzi, forse è Zingaretti che è partito troppo presto, ho contato 20 inaugurazioni negli ultimi giorni».

Qual'è la sua fotografia del Lazio?
«Ormai è una regione del Sud: non cresce, ha la peggiore sanità d'Italia, la peggiore performance di crescita demografica e la più bassa aspettativa di vita. Zingaretti ha grosse responsabilità, non era così questa regione. Possiamo trasformarla nella Svizzera».

Il primo provvedimento da governatore?
«Riunire i dirigenti della Regione per dire loro come si lavora, senza scuse. Poi va cambiata la logica nella sanità. Zingaretti ha preso una sanità in dissesto e, sottolineo, non l'ha ancora fatta uscire dal commissariamento. Ha imboccato la strada sbagliata, tagliando i costi. Penso che da un lato non sia competente e dall'altro sia molle dal punto di vista politico».

Ma cosa propone per tagliare le liste di attesa?
«Servono presìdi h24 per liberare i pronto soccorso, non chiamiamoli case della salute, ma ambulatori. Servono investimenti: non ci sono le tecnologie. Negli ospedali bisogna creare volume di interventi e usare il resto delle strutture come presìdi. Zingaretti ha usato una logica cedevole rispetto alla Ragioneria dello Stato. Se fosse un politico, e non un pavido, avrebbe fatto altro».

Ci faccia una proposta concreta sulla sanità.
«Metà costo del ticket a chi fa prevenzione».

Rifiuti, la chiusura del ciclo va fatta costruendo nuovi termovalorizzatori?
«No, ma il ciclo si può chiudere in sei mesi, nel breve basta utilizzare gli impianti già autorizzati. Poi serve un piano strategico».

Ma dove vuole portare il Lazio?
«Bisogna sviluppare il turismo, l'edilizia e l'agroalimentare. La delega al turismo la terrò per me».

Perché Milano turisticamente cresce più di Roma?
«Questione di brand che è migliore, noi ribalteremo la logica. Nei primi 12 mesi impegnerò il consiglio in regolamenti per tutti i settori».

Trasporti, servono più trasferimenti ad Atac?
«Sì, vanno stabilizzati dal fondo regionale».

Cosa farà nel 2019 la Regione con la RomaLido e le altre ferrovie concesse?
«Non sono contrario alle gara, quindi al privato, ma prima Atac va risanata».

Oltre alla Roma-Latina, quali altre infrastrutture sono necessarie?
«Quelle che collegano i capoluoghi di provincia, come Viterbo e Rieti».

Pirozzi la chiama Zingarisi.
«Il centrodestra è unito sul mio nome, il nostro elettorato non vuole caos. Il risultato di Zinga... anzi di Pirozzi sarà marginale».

Lei in cambio della candidatura ha incassato due posti alla Camera per il suo movimento. Mossa da vecchia politica?
«Ma no, abbiamo rinunciato alle politiche per non creare problemi al centrodestra».

Lei dice di essere il candidato unitario ma i leader del centrodestra continuano a litigare.
«Faccio un appello a Berlusconi, Meloni e Salvini: le persone hanno bisogno di sicurezza e di un governo coeso, diano un segnale forte a Roma».

Ci anticipa i nomi della sua squadra?
«No, ma i miei assessori saranno politici competenti, di serie A. Li sceglierò anche tra i consiglieri».

Quanto sta spendendo?
«Meno di 200mila euro».

Curiosità, per chi tifa?
«Per la Roma. Quando a Milano mi hanno chiesto chi era il mio giocatore preferito ho detto Francesco. C'è stata un'ovazione... Poi vorrei che Roma e Lazio lottassero per lo scudetto. E il Frosinone in serie A».

Intervista a cura di Simone Canettieri, Lorenzo De Cicco, Mauro Evangelisti e Fabio Rossi

 

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