Berlusconi esclude governissimi: tocca al Pd. E chiude alle primarie

Berlusconi
di Emilio Pucci
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Martedì 6 Dicembre 2016, 09:07
Nessun appoggio ad un nuovo governo, «tocca al Pd formare un esecutivo per mettere in sicurezza la legge di bilancio», il partito democratico ha «un'ampia maggioranza in Parlamento». Berlusconi si sfila, niente larghe intese ora: potranno esserci nella prossima legislatura se i dem capiranno che la necessità comune è tagliare fuori i 5Stelle e dar vita «ad una legislatura Costituente» che porti a riforme condivise. Ma allo stesso tempo nessuna rottura al momento con Salvini.

Ieri il Cavaliere e il leader del Carroccio si sono sentiti al telefono: non arriverà alcun soccorso dal centrodestra ad un esecutivo tecnico o istituzionale e si attenderà il pronunciamento della Consulta sulle modifiche all'Italicum. Tradotto vuol dire che fino a gennaio FI e Lega marceranno uniti. Per di più la vecchia guardia del partito di via Bellerio durante la riunione dei gruppi convocata per oggi chiederà al segretario di intavolare una discussione con gli azzurri sulla legge elettorale, «si può fare in tre mesi e poi andare al voto».

Del resto anche Berlusconi, ribadendo in una nota la fiducia nel Capo dello Stato che a suo dire «vigilerà certamente su questa fase delicata con equilibrio e imparzialità» e «saprà individuare la soluzione più corretta per assicurare agli italiani in tempi brevi la possibilità di votare», non vuole marcare subito una distanza con il suo alleato.

OBIETTIVO
Il Cavaliere intende in ogni caso puntare forte sulla legge proporzionale e anche per questo motivo non calca la mano contro Renzi. Nessun affondo contro il segretario dem. Certo, l'ex presidente del Consiglio sottolinea che «il voto di ieri ha scongiurato il pericolo di un uomo solo al comando» ma non fa alcun riferimento al momento di difficoltà del premier. L'obiettivo è capire se sarà ancora lui a dare le carte al Nazareno: in quel caso tenderà la mano perché è convinto che Renzi resti «ancora l'unico leader del centrosinistra».

L'alternativa è Franceschini non certamente Bersani o altri, ha sottolineato con i suoi. Ragionamenti nel campo avverso, ma per far capire quanto sia determinato nella partita sulla legge elettorale ieri è arrivato lo stop definitivo al partito a parlare di primarie. «Chi accenna al tema si mette fuori dal partito», ha detto ai suoi. Perché ieri mattina l'ala barricadera azzurra si è riunita alla Camera, Brunetta e altri ancora mirano ad un'Assemblea costituente che decida sulla futura leadership del centrodestra.

«Non possiamo isolarci», è l'allarme lanciato dai trumpisti azzurri. «Se andiamo sul proporzionale è inutile anche solo accennare al tema», ha tagliato corto l'ex presidente del Consiglio. «Gli italiani vogliono chiarezza, una legge elettorale che porta alle grandi coalizioni non va bene», la reazione del giovane Matteo, «permette ammucchiate e gli elettori non sanno chi li governa, poi ci si inventano governi che non sono né carne né pesce».

MANIFESTAZIONE
Con Salvini è stato comunque firmato una sorta di armistizio, ma il leader del Carroccio al momento non vuole fare passi indietro: «Non sono ipotizzabili scelta dall'alto o candidature a tavolino. Qualunque leadership e programma va sottoscritto dagli italiani». Il 17 terrà un'iniziativa al Politeama di Palermo proprio per lanciare il suo progetto di Lega Italia e ribadire la questione della competizione interna. Lo stesso giorno anche Fitto promuoverà un incontro a Roma mentre Giorgia Meloni è più attendista. Tutto passa dal nodo delle elezioni anticipate, prima di una schiarita su questo punto anche Salvini non intende convocare il congresso.

Oggi Berlusconi vedrà i vertici di FI ad Arcore, li rassicurerà sull'intenzione di non fare un «nuovo inciucio» con Renzi ma intanto ha dato l'ok del partito per non far mancare la sponda di FI sull'iter rapido della manovra. L'ex presidente del Consiglio ha garantito al Capo dello Stato la collaborazione per ricostruire un dialogo costruttivo in Parlamento e per aprire una fase di responsabilità. Sarà lui a guidare la delegazione azzurra al Colle per le consultazioni. E anche nella riunione con i vertici delle aziende di famiglie ad Arcore ha confermato che da parte sua non ci sarà «alcun gioco allo sfascio».
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