Cambia il quorum per l'elezione del presidente della Repubblica

Cambia il quorum per l'elezione del presidente della Repubblica
di Diodato Pirone
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Lunedì 28 Novembre 2016, 17:07 - Ultimo aggiornamento: 17:48
Perché il testo della nuova Costituzione intende cambiare le regole per l’elezione del Capo dello Stato? La ragione è semplice: questa riforma costituzionale è nata di fatto subito dopo le politiche del 2013, quando il nuovo Parlamento non fu capace di eleggere un presidente della Repubblica e sul Colle restò Giorgio Napolitano. L’incapacità di decidere di un Parlamento è un fatto gravissimo e persino grottesco. In passato, si arrivò a votare fino a 23 volte per il nuovo Capo dello Stato. Per questo la nuova Costituzione, con l’articolo 83, individua un rimedio che obbliga il Parlamento alla scelta del nuovo Capo dello Stato a partire dal settimo scrutinio. Le nuove regole per scegliere l’inquilino del Quirinale sono le seguenti: fino al terzo scrutinio elezione con due terzi degli aventi diritto, come oggi; dal quarto a settimo serve un quorum pari ai 3/5 dei grandi elettori; dal settimo basterà raggiungere i 3/5 dei “votanti” e non più degli elettori. Con il nuovo senato composto da 100 membri i grandi elettori scendono a 730 dai circa 1.050 attuali. 

Le ragioni del Sì
Secondo gli esponenti del Si la riforma dell’elezione del Capo dello Stato prevede tutte le garanzie democratiche necessarie, a partire dalla tutela delle minoranze. Per eliminare tutti i dubbi, tecnici e soprattutto politici, il Comitato per il Sì ricorda che l’attuale testo degli articoli 83 e 85 “copia” una proposta formulata dalla minoranza del Pd che intendeva garantire meglio il peso dei partiti di opposizione nonché dei 100 senatori nel voto per i futuri inquilini del Colle. Secondo “quelli del Sì” non è vero che il partito che uscisse dalle elezioni con la maggioranza dei deputati potrebbe poi automaticamente eleggere il Capo dello Stato. Una tesi corroborata da qualche numero. Come detto, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica dal settimo scrutinio basterebbero 439 grandi elettori (tre quinti dei Grandi Elettori). Ebbene, la legge elettorale prevede che al partito vincitore delle elezioni siano assegnati 340 deputati. Quindi è impossibile per un solo partito eleggere il Capo dello Stato poiché mancherebbero 99 grandi elettori (439-340=99) per il quorum previsto dal settimo scrutinio e non è pensabile che tutti i 100 senatori si schierino con una sola parte politica. E’ possibile che il quorum del settimo scrutinio sia più basso ma solo se alcuni partiti di minoranza decidessero di non partecipare al voto il che fa parte delle scelte possibili in democrazia. Secondo il Si un ulteriore elemento di garanzia democratica viene dalla suddivisione delle elezione dei 5 membri della Corte Costituzionale da parte del Parlamento: 3 spetteranno alla Camera e 2 al Senato. 

Le ragioni del No
Costituzionalisti e politici favorevoli al No sono fortemente contrari a questa parte della riforma. la loro opinione può essere sintetizzata così: il sistema di elezione di un organo costituzionale non deve essere per forza di cose veloce ma deve portare a scegliere la persona migliore per svolgere quelle funzioni. Secondo il No, dunque, l’obiettivo dell’articolo 83, ovvero quello di impedire che il Parlamento non decida su un nuovo capo dello Stato, è profondamente sbagliato perché per il capo dello Stato bisognerebbe puntare a prescindere sulla più ampia investitura possibile mentre l’aver fissatto al settimo scrutinio un quorum basato sui votanti e non più sugli aventi diritto può spingere il sistema politico a puntare su un presidente candidato della sola maggioranza. Come rispondono gli esponenti del No al fatto che in passato, e quindi con le regole attuali, più di un presidente della Repubblica è stato eletto con i soli voti di maggioranza? Secondo i costituzionalisti anti-riforma il vero problema è la legge elettorale maggioritaria che darebbe ad un partito il 54% dei seggi alla Camera pari a 340 deputati. Meno rispetto alla soglia prevista dal settimo scrutinio per l’elezione del Capo dello Stato (i 3/5 dei votanti aventi diritto equivalgono a 439 voti) e tuttavia, sommando anche i senatori che farebbero capo alla maggioranza, in grado di raccogliere un consenso che gli esponenti del No giudicano eccessivo.
 
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