M5s, il diktat di Grillo: «Fase delicata, in tv solo se autorizzati»

M5s, il diktat di Grillo: «Fase delicata, in tv solo se autorizzati»
di Stefania Piras
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 7 Dicembre 2016, 08:40
Niente interviste, ma soprattutto nessuna uscita scomposta. Beppe Grillo in queste ore si è armato di fischietto e telefono per stanare ogni possibile fuori gioco dei suoi. Il momento è delicatissimo e il leader genovese vuole che i parlamentari lo affrontino con la dovuta responsabilità.

CHI SI SMARCA
Non sembra rispettare troppo le direttive il deputato campano Roberto Fico, per la verità sempre molto ligio alla linea. Almeno stando alle chat interne che ha scatenato la sua intervista rilasciata al quotidiano Avvenire dove dichiara di mettersi ufficialmente a disposizione del M5S per una possibile candidatura a premier. Persino i suoi ortodossi ci sono rimasti male per questa discesa in campo giudicata frettolosa e incauta. Da mesi il rivale di Fico, Luigi Di Maio, era stato accusato di esporsi troppo e ora lui fa altrettanto «con il risultato di legittimare ancora di più la corsa del collega...» ride sotto i baffi un parlamentare che tifa per Di Maio.

L'IMMAGINE
Insomma l'immagine è che stiano venendo allo scoperto divisioni sedimentate da tempo e che ci siano già delle mozioni in campo, per usare un termine che il Movimento non adotterebbe. Si parlerà anche di questo nell'assemblea congiunta che doveva tenersi ieri sera e invece è stata spostata a oggi. Verrà fuori il caso delle presunte firme false di Palermo: questione politica che agita i Cinque Stelle e soprattutto i deputati sospesi per direttissima dai probiviri senza nemmeno il tempo dei canonici dieci giorni, fissati dal nuovo regolamento, a cui avrebbero avuto diritto per formulare una memoria difensiva e offrire così le carte per dimostrare la loro innocenza.
Il tema però è il governo, lo ripete più volte al giorno Grillo che teme queste divisioni. Si profila così la carica dei 509. Tante sarebbero le figure necessarie che avrebbe calcolato il M5S per prendere possesso della macchina amministrativa nazionale. Si pensa a un esecutivo politico aperto a personalità esterne al M5S che accettino il progetto pentastellato: l'esempio che circola è quello di Marcello Minenna che però non è durato molto all'interno della giunta cinque stelle di Virginia Raggi. Il mondo dell'economia è al centro di incontri. Al momento ci sono solo tentativi di dialogo. La cena con i fondi di investimento che doveva tenersi a Roma con Barbara Lezzi e Carla Ruocco alla fine non c'è più stata mentre gli investitori che avevano avuto un primo flirt con i pentastellati milanesi sono tornati a farsi sentire.

Cancellerie, ambasciate, imprenditori e pezzi del mondo della finanza stanno bussando alla porta del M5S per studiarne credibilità e reali intenzioni.

IL PERCORSO
In Lombardia si è anche avviato un percorso di networking: un microcosmo di commercialisti e avvocati che hanno organizzato corsi e dibattiti pubblici con il marchio M5S per parlare di funzionamento degli appalti nel sistema sanitario. Un modo per formare classe dirigente, attrarre nuove leve e chissà nuovi candidati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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