Cei, Bagnasco lascia dopo 10 anni e lancia Sos su famiglia e povertà. Silenzio su pedofilia

Cei, Bagnasco lascia dopo 10 anni e lancia Sos su famiglia e povertà. Silenzio su pedofilia
di Franca Giansoldati
2 Minuti di Lettura
Martedì 23 Maggio 2017, 10:45 - Ultimo aggiornamento: 18:41
La Cei cambia volto. Stavolta il presidente dei vescovi verrà scelto dall'episcopato come accade per le altre conferenze episcopali, e non più individuato direttamente dal Papa, come avveniva prima. Le operazioni elettroniche di voto prevedono, nell'Aula Nuova del Sinodo, tre scrutini distinti per individuare una terna da sottoporre a Francesco, al quale spetterà la nomina. Prevedibilmente dovrebbe essere ratificata in giornata, salvo colpi di scena. Dopo dieci anni il cardinale Angelo Bagnasco va in pensione e, nel discorso di commiato preparato per l'occasione, ha stilato un approfondito bilancio della sua presidenza mettendo in luce - soprattutto -  il tema della famiglia e della povertà. Sei pagine fitte di considerazioni pastorali in cui, già ad una prima lettura, spicca l'assenza di una riflessione più ampia, allargata a temi scomodi. Come per esempio i non pochi scandali finanziari che, in questi dieci anni, hanno investito diverse diocesi italiane. Così come manca una riflessione sul tema della pedofilia. Basti pensare che le linee guida anti-pedofilia stilate dalla Cei, a seguito delle direttive vaticane, furono bocciate alcuni anni fa proprio dal Vaticano perché giudicate, in alcuni aspetti, negativamente. Ad oggi, per esempio, manca una statistica numerica precisa sui casi finora presi in esame e denunciati all'autorità ecclesiastica. Altre conferenze episcopali europee, in materia, sembrerebbero essere decisamente più trasparenti.

Ma è sulla famiglia che Bagnasco ha lanciato un grido d'allarme. «Le famiglie – sul piano sociale – si sentono sostanzialmente abbandonate: sono urgenti politiche familiari consistenti nelle risorse e semplici nelle condizioni e nelle regole. Non sostenere la famiglia è suicida. Ne è parte anche il sostegno alla scuola paritaria, puntualmente messo in discussione da un pregiudizio ideologico: eppure, nella laica Europa questi muri sono caduti, per cui si riconosce il valore culturale della scuola paritaria nell’assicurare la memoria dei nostri Paesi, come pure la stessa ricchezza che ne deriva per la libertà educativa e il pluralismo. In Italia, invece, sembra non valere nemmeno il criterio dell’investimento, che consente allo Stato di risparmiare ogni anno – al netto del contributo – ben 6 miliardi di euro».

Infine i migranti, la crescita del populismo, e la povertà cresciuta in Italia per effetto della crisi. «La piaga della non occupazione è terribilmente diffusa e lacerante per giovani, impossibilitati a fare un progetto di vita, per gli adulti umiliati a essere inerti e a dover dipendere dai genitori o da altri.
Non si può vivere a lungo senza sentirsi utili e autonomi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA