La buona novella del realismo di Oltretevere

di Marco Gervasoni
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Martedì 12 Settembre 2017, 00:05
I laici hanno sempre apprezzato, tra i tanti valori cattolici, quello della prudenza, la «retta norma dell’azione» secondo San Tommaso d’Aquino. Uno dei massimi Dottori della Chiesa. La prudenza ci pareva passata in secondo piano nelle dichiarazioni del Papa sui migranti, da quelle pronunciate nella - peraltro importante - visita a Lampedusa nel 2013 fino al recentissimo messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante, in cui il Pontefice scriveva che il cristiano deve «anteporre sempre la sicurezza personale» del migrante «a quella nazionale».

La prudenza è invece ritornata regina nelle dichiarazioni rilasciate ieri da Bergoglio nel volo di ritorno dal viaggio in Colombia. «Un governo deve gestire questo problema con le virtù proprie dal governante, cioè la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti ho. Secondo: non solo ricevere, ma integrare». In agosto le parole del Papa furono interpretate in un senso tendenzioso da chi osteggiava la linea Minniti, ma ieri - finalmente - il Pontefice ha espresso esplicito e plateale apprezzamento per la svolta realista adottata dal governo italiano. Quella svolta che finora ha ridotto gli sbarchi al lumicino.Bergoglio ha elogiato il governo italiano, impegnato, soprattutto in Libia, a «risolvere anche problemi che non può assumere». Il Bergoglio di settembre ha cambiato idea rispetto a quello di agosto? Ci sembra che il Papa abbia parlato, nelle due diverse occasioni, a figure diverse: in agosto si è rivolto ai fedeli della Chiesa, ieri ai governanti.

I primi possono e addirittura devono ragionare secondo l’etica della convinzione; i secondi devono invece farsi guidare dall’etica della responsabilità. E responsabilità vuol dire senso dei limiti. Limiti quantitativi, che riguardano i numeri dei migranti e la capacità di uno Stato di prendersene carico, rispettando i loro diritti ma soprattutto quelli dei suoi cittadini. Come ha scritto giorni fa su queste colonne Luca Ricolfi, non è solo il numero a rassicurare gli italiani che hanno paura: e il governante deve sapere almeno rispondere alle angosce della sua comunità. E’ questo, crediamo, che ha perfettamente inteso Bergoglio, venuto a portare la buona novella del realismo. Che era già stata pronunciata Oltretevere, in particolare dal presidente della Cei, Bassetti: ma che ora proviene dal pulpito più alto. Pure la Chiesa ha, evidentemente, ascoltato le perplessità dei fedeli, che sono anche cittadini italiani, e che mostrano inquietudine di fronte all’emergenza migranti.

Non dobbiamo però, soprattutto noi laici, pensare che il Papa parli solo ai governanti italiani. C’è un riferimento, nelle sue parole di ieri, alla Svezia, presentata dai pasdaran dell’accoglienza totale come paese modello. Chi conosce un po’ quel paese sa però che non è così: e che la società svedese è agitata da un enorme flusso di migranti a cui i governi avevano aperto le porte. Sul piano politico, ad esempio, ciò si è tradotto in una crescita nei consensi del partito di estrema destra, che lì si chiama Democratico. Anche in Svezia, ha detto Bergoglio, si sta però ora seguendo la linea della «prudenza». Senza «prudenza», è infine l’altro passaggio fondamentale nelle dichiarazioni di ieri, non può esserci vera «integrazione». E allora ci auguriamo che il governo e la maggioranza - questa volta italiani - adottino prudenza anche sullo ius soli.

Nel messaggio papale di agosto molti videro un’incitazione al Parlamento italiano ad approvarla. E a giusto titolo, su queste colonne Carlo Nordio parlò di ingerenza. Ieri il Papa non ne ha fatto cenno. Speriamo che questa lezione di realismo giunga perciò anche a menti tentate da intraprendere strade azzardate.
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