Il diario di viaggio di un prete da 5 anni finanzia nel mondo piccole opere umanitarie

Il diario di viaggio di un prete da 5 anni finanzia nel mondo piccole opere umanitarie
di Franca Giansoldati
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Lunedì 17 Luglio 2017, 17:27 - Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 12:18
CITTA' DEL VATICANO - Grazie a un libretto - venduto quasi porta a porta, a soli 5 euro - si stanno realizzando importanti sogni. Come il campo di calcio per i detenuti del carcere di massima sicurezza peruviano di Challapaca, a 5050 metri, talmente disumano da essere inserito da Amnesty International in cima alla lista nera dei peggiori posti al mondo, o come la chiesina restaurata a Garissa, in Kenia, teatro tre anni fa di una mattanza di cristiani. La speranza non ha il copyright. In questo caso basta avere il fegato di andare di persona negli angoli più infernali del pianeta, individuare un obiettivo umanitario, raccontarlo e con la pubblicazione del libretto fare fiorire un programma che ha a che fare con l’amore di una mamma, Santina, alla quale il figlio sacerdote, don Luigi Ginami ha intitolato l’omonima fondazione alimentata da questa forma singolare, fantasiosa, atipica di beneficenza. In mezzo alle capanne di fango dell’Africa, al reticolato putrido delle fogne di Saigon in Vietnam dove si trovano bambini abbandonati, tra le case bombardate di Gaza, nello stato di Guerrero in Messico dove imperversa il narcotraffico e la gente viene ammazzata per un bancomat. Almeno due volte l’anno don Luigi smette gli abiti del monsignore vaticano per indossare quelli più informali del missionario e andare a realizzare le «opere di luce», segni di buona volontà. Le periferie del mondo sono raccontate nei libricini che don Luigi scrive in viaggio, dove fa parlare le persone che incontra, descrivendo la tragicità di tante vite marginali, nascoste, dimenticate. Pianeti lontani anni luce dalla realtà occidentale. I libri, o meglio i ricavi, si trasformano in pozzi per trovare l’acqua, case a Gerusalemme, adozioni a distanza di orfani, macchinari agricoli, forni per cuocere il pane.  L'ultimo libricino è intitolato Nasren e  racconta con uno stile asciutto ed essenziale la vita traumatica dei sopravvussiuti all’inferno dell’Isis. Nasren è una ragazzina yazida incontrata nel campo rifugiati a Dawidiya, in Iraq, nell’aprile di quest’anno. Il cuore del viaggio è stata l’inaugurazione di tre aule di catechismo del piccolo villaggio di Araden, a 50 chilometri dal confine turco, ma vicinissimo a Mosul e alla piana di Ninive.

I libri, editi da Edizioni Paoline e Editrice Velar tra il 2005 e il 2017, sono ormai quasi venti e hanno per titolo citazioni bibliche: La speranza non delude, Quando sono debole è allora che sono forte, Roccia del mio cuore è Dio. Nel primo libro si legge: “La Speranza non è ottimismo, non è convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo, la Speranza è certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato, che abbia successo o meno”. La fondazione compie 5 anni e verrà festeggiata con una messa a San Pietro celebrata domani pomeriggio dal cardinale Comastri.
 
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