Allo stesso modo i «bagliori della gioventù non possono spegnersi nel buio di una stanza chiusa in cui l’unica finestra per guardare il mondo è quella del computer e dello smartphone». Papa Francesco si rivolge così ai ragazzi in vista della Giornata mondiale della gioventù che si svolgerà nel 2019 a Panama. Francesco li osserva con affetto, studia i loro sforzi per affacciarsi alla vita, per farsi strada nel mondo del lavoro. Li incoraggia. E' normale essere «turbati», dice, e, in qualche modo, scossi da tanti «timori: la paura di non essere amati» per quello che si è; «davanti alla precarietà del lavoro», il timore «di non riuscire a trovare una soddisfacente affermazione professionale, di non veder realizzati i propri sogni».
In questo orizzonte, «nel tentativo di adeguarsi a standard spesso artificiosi e irraggiungibili», tanti ragazzi si accontentano di affidarsi a «continui ‘fotoritocchi’ delle proprie immagini, nascondendosi dietro a maschere e false identità, fin quasi a diventare loro stessi un ‘fake’». Ai giovani, troppo spesso assetati di like, Papa Francesco chiede di «dare un nome» alle proprie paure, soprattutto attraverso il discernimento. Suggerisce la via della fede e il possibile cammino da intraprendere, Vangelo alla mano, per spalancare le porte della propria vita, ad aprirsi agli altri.
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