Insomma, un pasticcio nel pasticcio, che si ingrossa man mano che il tempo passa. A sciogliere il groviglio sono stati chiamati cinque membri della commissione vaticana, nominati poco prima di Natale da Francesco: un nunzio che per anni ha lavorato a Ginevra, un banchiere cattolico ed altri tre cavalieri dell'Ordine. Nomine che Festing non ha gradito, replicando al Vaticano la sua decisione a con collaborare con loro visto. A suo dire ci sarebbe l'incompatibilità con l'incarico investigativo a causa – ha spiegato Festing in una lettera – di un non ben precisato fondo istituito a Ginevra. Le pesanti insinuazioni di Festing hanno costretto il Papa a mettere i puntini sulle i. Obbedienza. “La Santa Sede conferma la sua fiducia nei cinque componenti del gruppo e rifiuta, in base alla documentazione in suo possesso, ogni tentativo di screditarne le figure e l’opera. La Santa Sede confida nella piena collaborazione di tutti in questa fase così delicata, e attende la relazione del suddetto gruppo per adottare, in ciò che le compete, le decisioni più opportune per il bene del Sovrano Ordine Militare di Malta e della Chiesa”.
Il Papa ha poi voluto ribadire il suo appoggio al lavoro dei volontari dell'Ordine di Malta che svolgono in tanti paesi del mondo secondo “: la tuitio fidei (la difesa della fede) e l’Obsequium pauperum (il servizio ai poveri, ai malati e alle persone più vulnerabili)”. Un comunicato dai toni tutt'altro che distensivi che evidenzia l'atteggiamento negativo del vertice, rispetto all'operato della base formata dai volontari. Per l'Ordine fondato ai tempi delle crociate si tratta di una crisi di proporzioni mai viste, esplosa a causa di un clima interno piuttosto cristallizzato e polveroso, privo di quei ricambi generazionali capaci di rivitalizzarne la linfa.
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