«Spesso si prendono le distanze dall’amore, non per cattiveria, ma perche’ si preferisce il proprio: le sicurezze, l’auto-affermazione, le comodita’... Allora ci si sdraia sulle poltrone dei guadagni, dei piaceri, di qualche hobby che fa stare un po’ allegri, ma cosi’ si invecchia presto e male, perche’ si invecchia dentro: quando il cuore non si dilata, si chiude». Papa Bergoglio scatta questa impietosa fotografia dell’animo umano nell’omelia per la canonizzazione . Secondo Francesco, «quando tutto dipende dall’io, da quello che mi va, da quello che mi serve, da quello che voglio, si diventa pure rigidi e cattivi, si reagisce in malo modo per nulla". Il Papa ha commentato cosi’ la parabola del Vangelo che racconta "degli invitati, che arrivarono a insultare e perfino uccidere quanti portavano l’invito, soltanto perche’ li scomodavano».
Riprende in più punti il Vangelo laddove «chiede da che parte stare: dalla parte dell’io o dalla parte di Dio? Perche’ Dio e’ il contrario dell’egoismo, dell’autoreferenzialita’ e davanti ai continui rifiuti che riceve, davanti alle chiusure nei riguardi dei suoi inviti, va avanti, non rimanda la festa. Non si rassegna, ma continua a invitare. Di fronte ai ’no’, non sbatte la porta, ma include ancora di piu’. Dio, di fronte alle ingiustizie subite, risponde con un amore piu’ grande». «Noi - ha aggiunto il Papa - quando siamo feriti da torti e rifiuti, spesso coviamo insoddisfazione e rancore. Dio, mentre soffre per i nostri ’no’, continua invece a rilanciare, va avanti a preparare il bene anche per chi fa il male. Perche’ cosi’ fa l’amore; perche’ solo cosi’ si vince il male». «Oggi - ha poi concluso Francesco - questo Dio, che non perde mai la speranza, ci coinvolge a fare come Lui, a vivere secondo l’amore vero, a superare la rassegnazione e i capricci del nostro io permaloso e pigro».
All’annuncio della canonizzazione, un grande applauso si è levato dalla folla dei fedeli, con gruppi di pellegrini e delegazioni ufficiali provenienti dai Paesi d’origine dei nuovi Santi. Il Papa ha salutato i capi delle delegazioni nella «Cappella della Pietà», prima della Messa. A guidare la delegazione italiana il ministro dell'Interno, Marco Minniti.
«La parabola che abbiamo ascoltato ci parla del Regno di Dio come di una festa di nozze. Protagonista è il figlio del re, lo sposo, nel quale è facile intravedere Gesù. Nella parabola, però, non si parla mai della sposa, ma dei molti invitati, desiderati e attesi: sono loro a vestire l’abito nuziale. Quegli invitati siamo noi, tutti noi, perché con ognuno di noi il Signore desidera “celebrare le nozze”. Le nozze inaugurano la comunione di tutta la vita: è quanto Dio desidera con ciascuno di noi».
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