Pietro Parolin: «Reddito di cittadinanza? Il futuro è solo nel lavoro»

Pietro Parolin: «Reddito di cittadinanza? Il futuro è solo nel lavoro»
di Stefania Piras
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Lunedì 22 Maggio 2017, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 16:04
dal nostro inviato
ASSISI «Senza lavoro non c'è futuro soprattutto quando si tratta del lavoro dei giovani, quindi credo che l'investimento della politica debba andare in questa direzione». Nelle parole del Segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin la parola lavoro assume quell'aura potente che si apparenta al riscatto, dignità, ma anche al sacrificio e l'appagamento. Inevitabile, chiedergli a margine della messa nel nuovo santuario della Spogliazione di San Francesco, cosa pensa della formula sociale trovata dal M5S, il reddito di cittadinanza, dove la parola lavoro non compare. Sabato i pentastellati hanno rilanciato proprio da Assisi, punto d'arrivo della marcia partita da Perugia, il loro progetto di istituire, appunto, un assegno di inclusione per tutti. Un altro segnale, nelle intenzioni dello stato maggiore grillino, rivolto alla Chiesa con cui da mesi ormai lo stesso Beppe Grillo ha aperto un canale privilegiato di comunicazione, guardando alla messe di voti cattolici su cui il Movimento punta in vista delle prossime elezioni politiche.
Condivide la necessità di una misura come il reddito di cittadinanza o qualsiasi altro nome possa avere un provvedimento di solidarietà da varare in Parlamento, cardinale Parolin?
«Su questo punto non saprei cosa dire: è bene che la Santa Sede non entri in questa questioni molto tecniche. Certo, tutto quello che va nel senso della valorizzazione della dignità della persona lo appoggiamo, ci sentiamo di sostenerlo. Però sulle concrete iniziative non voglio pronunciarmi».
Avvenire titola «Dramma lavoro». Quando non c'è più sostentamento, reddito da lavoro che succede?
«La mancanza di lavoro è un vero e autentico dramma. Senza lavoro non c'è futuro soprattutto quando si tratta del lavoro dei giovani, quindi credo che l'investimento della politica debba andare in questa direzione: creare occupazione per le persone e bisogna impegnarsi in questo ambito».
L'ambito delle politiche del lavoro?
«Sento vicine tutte queste persone che vivono questa tragedia e sono tante. E credo sia necessaria una nuova sensibilità e soprattutto un impegno concreto. Del lavoro si parla ma abbiamo bisogno di fatti, di concretezza».
Ieri c'è stata la marcia dei Cinque Stelle da Perugia ad Assisi e si sono paragonati anche ai francescani. Lei crede che esista oggi un partito politico che possa effettivamente identificarsi con quel modello?
«Mamma mia! Qualcuno che si possa identificare con il messaggio di San Francesco? San Francesco si identificava con Cristo, lui sì che è stato una vera immagine di Cristo tanto che ha meritato di ricevere nelle sue membra le stigmate e le piaghe. Direi di no, questa è la mia fedele, umile considerazione. Non vedo nessun partito politico che possa identificarsi oggi. Forse mai nessuno potrà dire mi identifico con San Francesco: è un modello talmente alto, non irraggiungibile intendo ma talmente alto che sfugge sempre a qualsiasi identificazione. Ma io sono contento se ci sono partiti o persone dentro ai partiti che hanno questa attenzione verso la povertà. Questo è positivo, che ci sia attenzione e che si faccia riferimento a questa figura. Certamente questo può essere positivo».
Vede il rischio di strumentalizzazioni?
«Dico: stiamo attenti a non manipolare certe cose».
Che intende? Tra l'altro ha paventato questo rischio anche Monsignor Sorrentino.
«Certo, certo. C'è effettivamente. Queste cose bisogna farle e non dirle. Io sono di questo parere. E sarà l'esempio e l'operatività concreta che dirà o meno se c'è questa identificazione».
Stefania Piras
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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