Nella Bibbia, nel libro dell’Esodo, la prima Menorah raffigurava la luce che avrebbe rischiarato il cammino del popolo eletto, fu costruita da Mosè in oro puro, così come gli aveva ordinato il Signore. La Menorah originale fu realizzata fondendo 35 chilogrammi d’oro e collocata nel Tempio. Nel 70 dopo Cristo, dopo la distruzione del Tempio da parte dei romani, fu trasportata a Roma come altri trofei di guerra che testimoniavano la vittoria di Roma su Gerusalemme. A fotografare l’evento c’è il famoso bassorilievo del primo secolo scolpito nell’Arco di Tito al Foro Romano. «Le Spoglie di Gerusalemme». La scena raffigura la Menorah e altri oggetti sacri che sfilano a Roma assieme ai prigionieri ebrei, in una processione trionfale.
Da allora di quell'immenso candelabro d'oro si sono perse le tracce e dove si trovi oggi questo oggetto d’arte sacra è un mistero che ha accompagnato il mito della Menorah attraverso i secoli. Il grande candelabro – secondo diversi storici – scompari definitivamente durante il Sacco di Roma del 455, mentre secondo altri studiosi, venne fuso nel corso del tempo. Insomma, impossibile recuperarlo. I curatori della mostra ebraico-vaticana legano con un filo invisibile il lunghissimo e affascinante percorso della Menorah. Simbolo, feticcio , leggenda. Una storia sopravvissuta sino ad oggi racconta che si troverebbe ancora in Vaticano. Naturalmente non è vero. Una specie di fake news smentita direttamente da diversi pontefici. Nel periodo di Roma imperiale la Menorah divenne il simbolo dell’ebraismo proprio mentre prendevano forma i simboli della cristianità.
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