Vaticano, Al summit sul traffico dei trapianti la Cina rassicura che non fa più espianti ai condannati a morte

Vaticano, Al summit sul traffico dei trapianti la Cina rassicura che non fa più espianti ai condannati a morte
di Franca Giansoldati
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Martedì 7 Febbraio 2017, 21:12 - Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 11:44
Città del Vaticano Reni, cornee, fegato. Il mercato clandestino degli organi è uno dei grandi business mondiali, un mercato nero che non conosce frontiere, né periodi di crisi. Anche se mancano i dati numerici del fenomeno globale, la sua estensione è tale perché basata sulla corruzione, sulla complicità, sulla carenza di legislazioni e, soprattutto, sullo sfruttamento di masse di miserabili senza voce, quasi fantasmi, che non posseggono nulla, solo il proprio corpo. “E' un crimine contro l'umanità”. In Vaticano, in questi giorni, viene ospitato un summit a porte chiuse con delegazioni di una trentina di Paesi investiti direttamente o indirettamente dalla compravendita illecita di materiale umano. India, Filippine, Indonesia, Thailandia, Cambogia, Korea, Spagna, Italia, Polonia, Moldavia, Inghilterra, Usa, Pakistan, Bangladesh.

Tra le delegazioni partecipa anche la Cina che ha inviato a Roma un ex ministro della Sanità provvisto di dati, percentuali, proiezioni scientifiche per rassicurare la comunità internazionale che è dal 2015 che sul territorio cinese non esiste più l'espianto di organi ai condannati a morte e ai prigionieri. “Lo abbiamo messo al bando”. La situazione ha sempre sollevato la protesta di diverse realtà internazionali che chiedevano (e chiedono) a Pechino di porre fine al prelievo forzato di organi dai carcerati (spesso i membri perseguitati del Falun Gong).

L'ultima protesta risale a qualche giorno fa quando una potente Ong americana, Dafoh, ha criticato il Vaticano per avere invitato al summit la Cina, un Paese dove “ancora si espiantano organi dai condannati a morte”. Il ministro cinese, Jiefu Huang, nella sua relazione, ha sostenuto che la realtà di Pechino ora è diversa, che c'è stata una svolta normativa molto seria. “Non capisco chi ha voluto speculare sulla mia presenza qui in Vaticano”, citando poi una frase di Confucio: “Gli errori dell’uomo superiore sono simili alle eclissi di sole e di luna. Tutti se ne accorgono quando sbaglia, e tutti lo ammirano quando si ravvede”.

In Vaticano non sono mancati attimi di imbarazzo. «L’effetto negativo – ha commentato monsignor Marcel Sanchez Sorondo – è che qualcuno potrebbe credere che invitando la Cina vogliamo coprire le cattive pratiche conosciute nel Paese. Ma non è così. L’effetto positivo è rafforzare la posizione attuale del governo cinese, del presidente e dei ministri che vogliono realmente operare un cambiamento, rispettare la dignità umana e impedire l’attuale pratica della vendita di organi di prigionieri». L'evoluzione positiva va appoggiata per cambiare. «Che oggi in Cina non avvenga alcun trapianto illegale di organi non lo possiamo dire, però vogliamo sostenere fortemente il cambio di direzione».

Diversi relatori, nel dibattito a porte chiuse, hanno contestato la delegazione cinese chiedendole di poter aprire il territorio a commissioni di inchiesta internazionali per verificare se davvero è stato messo al bando l'espianto di organi su condannati a morte. "Servirebbe un accertamento diretto". La Cina ha replicato che sul territorio esistono più di un milione di ambulatori e le verifiche non sempre sono facili. 

Il tema dell’incontro — introdotto da Francis Delmonico, chirurgo e docente statunitense, esperto nel campo dei trapianti di organi, e da Jeremy Chapman, direttore della divisione di medicina e cancro all’ospedale Wesrmead di Sydney — è stato affrontato a partire dalla dichiarazione di Istanbul (2008) e dalla convenzione del Consiglio d’Europa (2014).

Anche se tutti i paesi ormai sono in possesso di un inquadramento giuridico per disciplinare la donazione di organi e le attività di trapianto, così come di una supervisione trasparente da parte di un sistema normativo che garantisca la sicurezza del donatore e del ricevente, la realtà è ben diversa. La corruzione e la presenza di personale medico compiacente riescono ad aggirare gli ostacoli, tanto che, per gli esperti e gli studiosi, è praticamente impossibile tracciare un quadro preciso del mercato nero del trapianto di organi e del turismo legato ai trapianti. “Purtroppo mancano i dati, nessuno li ha” ha spiegato il professor Alessandro Nanni Costa del Centro Nazionale Trapianti. Insomma, c'è tanta strada da fare per sradicare la corruzione legata al mercato nero di cornee, fegati e reni.

 
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