Peste suina, controlli in tutta la provincia. L'Asl sospende la movimentazione e la vendita di animali

Peste suina, controlli in tutta la provincia. L'Asl sospende la movimentazione e la vendita di animali
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Domenica 29 Maggio 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 07:41

RIETI - Verifiche incrociate e ispezioni a tappeto dei luoghi più vicini al ritrovamento della carcassa infetta, fino alla riunione operativa di domani, quando si tirerà una prima linea e si valuterà se istituire o meno (e dove) la zona rossa. E’ il piano d’azione approntato dalla Asl di Rieti subito dopo l’uccisione involontaria da parte di un tir, giovedì scorso nei pressi di Borgo Velino, di un cinghiale che si è poi scoperto essere affetto dalla peste suina africana. Un virus che rischia di decimare i tanti allevamenti di suini presenti in tutta la provincia: così l’Asl ha attivato il protocollo che, almeno fino a tutta la giornata di oggi, metterà in campo indagini e riscontri incrociati. 

Le indagini. A spiegarlo a Il Messaggero è il direttore sanitario dell’azienda, Assunta De Luca: dopo i due test effettuati sul corpo dell’animale, che hanno restituito esito positivo al virus (poi confermato anche dall’istituto zooprofilattico), il protocollo attuato in questi giorni prevede infatti l’ispezione dei luoghi vicini al ritrovamento, ricadenti in particolar modo nei Comuni limitrofi di Cittaducale, Castel Sant’Angelo e Antrodoco, avvalendosi del supporto prestato dal personale degli enti comunali.

Un’indagine ad ampio spettro, finalizzata in prima battuta a prendere contatto con gli allevatori che hanno denunciato la presenza di suini nelle loro aziende, così da comprendere meglio se il cinghiale ucciso possa essere considerato come un singolo caso isolato oppure se la sua presenza in zona possa essere frutto di un focolaio già presente, o averlo addirittura innescato.

Allo stesso tempo, le ricerche sono indirizzate anche nelle zone boschive, alla ricerca di carcasse di altri cinghiali eventualmente affetti dal virus, avvalendosi in contemporanea del supporto prestato dai carabinieri forestali per capire se ci siano denunce da parte di cacciatori su possibili episodi di contagio, insieme alle verifiche incrociate su eventuali chiamate da parte degli allevatori ai veterinari della zona. 

Il divieto. Su tutta l’intera provincia di Rieti e fino almeno a domani, vige intanto anche il divieto di trasferire, vendere o comprare suini, così da non ampliare l’eventuale rischio di contagi. Un primo confronto su quanto emerso da ispezioni e indagini incrociate si avrà dunque domani, quando la Asl di Rieti si ritroverà al tavolo insieme alla Regione Lazio e al ministero della Salute per decidere se proseguire con ulteriori indagini o istituire la zona rossa per circoscrivere eventuali casi di malattia individuati in queste ore. 

La replica di Federcaccia. Nel frattempo, interviene anche la sezione provinciale della Federcaccia guidata da Fiorenzo Panfilo, dopo che ieri – a Il Messaggero – sia il presidente di Coldiretti Rieti Alan Risolo che il presidente della Provincia Mariano Calisse, avevano contestato le attuali norme venatorie che limiterebbero il contenimento della popolazione dei cinghiali. «La situazione è grave e va affrontata con tempestività e interventi che però la Regione Lazio, a tutt’oggi, non ha ancora messo in campo – spiega Panfilo - Dare la colpa all’attività venatoria per quello che sta accadendo è a dir poco ridicolo: questa malattia si può fermare soltanto attraverso gli abbattimenti, e in nessun altro modo. Per legge, la caccia al cinghiale avviene nella forma più proficua che è quella delle battute, la quale si svolge però in un arco temporale che va dal primo novembre al 31 gennaio: oltre non si può andare, a meno che venga modificata la legge nazionale che stabilisce quel periodo per la specie dei cinghiali. In questo momento, però, le battute sono impensabili: metterebbero in moto gli animali favorendo l’espansione dell’epidemia, danneggiando le colture e mettendo a rischio le altre specie.

L’unica soluzione è quindi la caccia di contenimento, della quale si è fatta promotrice anche la Prefettura di Rieti attraverso gli Atc, gli organi di gestione del territorio. Ma nel Lazio la caccia con i selecontrollori non avviene tutto l’anno e quella di contenimento, come sostiene Risolo, non può avvenire soltanto fino al tramonto, perché i cinghiali si muovono invece soprattutto di notte: in Lombardia, ad esempio, si spara 24 ore su 24. Per questo ho avanzato la proposta di abilitare in automatico i componenti delle squadre a ruolo di selettori. Perché altrimenti questa situazione rischia di trasformarsi in un problema per gli allevatori di suini e per tutta la catena alimentare».

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