RIETI - Licenziato per giusta causa e poi reintegrato in servizio dalla società per cui lavorava e che lo aveva “espulso” in tronco e senza preavviso. Per l’azienda Cotral spa il 58enne autista professionale S.Z. era, di fatto, un dipendente infedele che avrebbe utilizzato in maniera fraudolenta i permessi mensili ex legge 104 ottenuti per assistere il suocero disabile, residente in un modulo abitativo di emergenza post-sisma nel Comune di Leonessa.
L'accusa
Il dipendente usufruiva dei permessi 104 da appena quattro mesi e nei suoi confronti furono oggetto di contestazione cinque giornate tra ottobre e novembre del 2019 quando, secondo il reportage fotografico degli investigatori, avrebbe prestato assistenza al suocero mediamente poco più di un’ora per poi dedicarsi ad attività personali. Così – dopo essere stato pedinato da un investigatore privato, sguinzagliato dall’azienda per immortalare le presunte inadempienze – era stato licenziato per giusta causa, all’esito di un circostanziato report investigativo corredato di giorni e orari degli spostamenti, nonché da un papier fotografico.
La difesa
Un provvedimento che l’autista reatino – assistito dal legale di fiducia, Fabio Padovani del foro di Frosinone - aveva però immediatamente impugnato, sicuro di poter dimostrare la sua innocenza rispetto agli addebiti contestati e la sua buona fede, nella convinzione che quelle attività collaterali erano sempre state sempre funzionali all’assistenza del suocero. Una vicenda approdata poi presso il giudice del lavoro Rosario Carrano che, al termine dell’istruttoria e dell’escussione di alcuni testi, ha accolto il ricorso del reatino annullando il licenziamento e condannando contestualmente la società Cotral spa alla sua reintegra nel posto di lavoro oltre al pagamento di un’indennità risarcitoria e al versamento dei contributi previdenziali maturati durante la sospensione dal lavoro.
Condotta corretta
In buona sostanza il giudice ha valutato che la condotta complessivamente tenuta dal ricorrente non violò il dovere di buona fede e correttezza, escludendone dunque il carattere della illiceità. In quelle sei giornate non ci fu dunque un utilizzo improprio dei permessi, né un abuso anche perché, di fatto, non si verificarono mai casi in cui il lavoratore omise completamente di prestare assistenza al suocero. S.Z. a seguito dell’ordinanza è stato reintegrato in servizio lo scorso mese di dicembre ma con un peso ulteriore nel cuore: la perdita del suocero - ancora sconfortato e addolorato per quell’ingiusto licenziamento - prima della reintegrazione in servizio.