Panei, fortissimo sciatore e alpinista, nella Courmayeur dove si stabilì subito dopo la guerra e dove pose le basi dello straordinario sviluppo di quella stazione montana, è sempre stato “l’abruzzese”, anche se nel frattempo la marsicana Sant’Anatolia di Borgo Colle Fegato che gli diede i natali nel 1914 era diventata Sant’Anatolia di Borgorose, in provincia di Rieti, Lazio. Sorte analoga ebbe il suo nome – Gaetano, all’anagrafe, Gino per i familiari e gli amici di Borgo, Gigi per le cronache valdostane – e persino il suo cognome, francesizzato in Paney nel palazzo della Scuola delle Guide di Courmayeur che ne custodisce la memoria.
Solo sul nome ci sarebbe stato da parlare e scrivere per ore, ma il 18 agosto, durante la cerimonia di intitolazione, gli organizzatori hanno fatto miracoli per raccontare tutto e tutti della vita piena (e della morte tragica) di Gigi Panei: da Maria José di Savoia, che accompagnava sulle piste di sci prima della guerra, all’amicizia solida con Walter Bonatti. Merito di Fabrizio Pietrosanti, direttore della Scuola di Sci “Rosa dei venti” di Tagliacozzo, ottimo e partecipe “raccontatore” della sua vita, di Carlo Proia, che per primo a Sant’Anatolia ha cominciato a raccogliere e mettere insieme notizie e cimeli di Panei, e ancora di Antonio Panei, autore del libro che ne racconta la storia, e di Giulio Panei, altro nipote che sull’avventurosa vita dello zio immagina ora di aprire un blog per raccogliere quante più testimonianze e tasselli possibili. A scoprire la targa, venerdì, è stato l’assessore Aldo Pozzi.
A rifocillare le decine di persone intervenute alla manifestazione la pasta scodellata dalla Pro Loco di Sant’Anatolia e l’immancabile Birra del Borgo.
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