Rieti, abusi nel 2003
da anestesista in servizio
Cassazione: "Asl risarcisca donna"

Ospedale
di Massimo Cavoli
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Sabato 23 Settembre 2017, 05:17 - Ultimo aggiornamento: 12:55
RIETI - E' la prima delle vittime (per le altre le cause sono in corso) che ottiene dalla Cassazione il risarcimento, da parte dell'Asl, per i danni subiti dagli abusi commessi da Demetrio Altobelli, l'ex anestesista dell'ospedale de Lellis arrestato nel 2003 - e condannato in via definitiva nel 2008 a 4 anni per violenza sessuale - per aver narcotizzato, denudato e fotografato alcune pazienti in pose erotiche, alcune dentro il reparto di Anestesia, altre nelle case dove il medico si recava in visita. La Cassazione Civile (sentenza 22058) ha stabilito che le Asl «sono responsabili degli abusi sessuali commessi dal personale in servizio in ospedali e strutture sanitarie pubbliche, medici compresi, e sono tenute a risarcire le vittime in base alla responsabilità del datore di lavoro per illeciti messi a segno dai dipendenti durante l'orario di lavoro». La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell'Asl Rieti contro la decisione della Corte di Appello di Roma, che nel 2014 l'aveva condannata a risarcire i danni patiti dalla donna, parente dell'anestesista e da lui assistita in un'operazione del tunnel carpale, nonostante la procura generale avesse chiesto l'accoglimento dell'opposizione presentata dall'avvocato Antonio Perelli per conto dell'azienda. Anche il medico era stato condannato in solido con la Asl e il risarcimento di 25mila euro dovrà essere ricalcolato al rialzo dal giudice civile. I supremi giudici hanno rilevato che «quanto accaduto dimostra la totale distorsione della finalità istituzionale in vista dell'esclusivo tornaconto personale ed egoistico, perché il comportamento tenuto dal medico è quanto di più lontano si possa immaginare rispetto anche ad un'etica minima della professione sanitaria».
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