Terremoto: "3.300 posti di lavoro
a rischio nelle campagne"

Amatrice
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Lunedì 19 Settembre 2016, 11:38
RIETI - Sono 3.300 i posti di lavoro a rischio nelle campagne nei territori dei 17 comuni che hanno subito danni strutturali gravi e che si contraddistinguono per un'elevata densità di aziende agricole (oltre 7 ogni 100 abitanti, contro la media nazionale di 2,7%). È quanto emerge dal primo bilancio dei danni elaborato dalla Coldiretti nelle campagne di Amatrice dove, «entro un mese dalle prime scosse è stato consegnato il primo modulo abitativo agricolo all'azienda Cavezzi Valeria gravemente colpita dal sisma con la morte del figlio di 13 anni e la perdita di casa e stalla nella frazione di Roccapassa di Amatrice. Inoltre è stata inaugurata nella frazione di Sommati la grande tensostruttura della Coldiretti da utilizzare come »maxicambusa« per i mangimi necessari per garantire l'alimentazione degli animali durante l'inverno». «Tra manodopera familiare ed esterna, le campagne delle zone
colpite - osserva ancora Coldiretti - danno lavoro a migliaia di persone, contribuendo in modo importante all'economia di quei territori. Le aziende agricole censite nell'area - precisa la Coldiretti - sono 1894, di cui quasi il 35% (pari a 658 aziende) presenti nei territori perugini dell'Umbria, seguiti dalle Marche (582), dall' Abruzzo con 372 e dal Lazio con 282 aziende nel reatino delle quali 181 ad Amatrice, le più danneggiate. La maggior parte delle aziende sono di tipo familiare condotte direttamente dal coltivatore (91,9%) e sono strutturate in forme giuridiche prevalentemente individuali (88,2%) L'agriturismo tocca quota del 25% ed è particolarmente presente nei comuni dell'Umbria (33%), soprattutto a Norcia (50%) e a Preci (75%) mentre nelle Marche le quote principali sono a Montefortino (45,5%),  Montegallo (50%) e Montemonaco (85,7%). »Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all'abbandono e allo spopolamento« - ha affermato Roberto Moncalvo.
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