Obiettivo, in particolare, sull'attività di Fra Massimo, dal novembre sorso nel cratere del sisma, insieme a un paio di confratelli che si alternano al suo fianco. Come racconta Fra Massimo: «All'inizio le persone hanno parlato più del fenomeno terremoto e meno dei sentimenti perché è gente di montagna e perché sono sentimenti dolorosi che fanno rivivere il trauma. Il passaggio successivo è stato parlare delle persone che non ci sono più, delle vittime. Qui ognuno ha perso qualcuno, amici, familiari ma anche i nemici. Ha tanti volti il lutto del terremoto. Adesso invece hanno contatto con il vuoto, con la sospensione: sembra non esserci Dio, sembra non esserci grandi sentimenti, rimane solo il vuoto, l'attesa, la rassegnazione e le difficoltà. Non sappiamo cosa fare dopo, se non continuare ad esserci».
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