Vino, cultura da bere: parola di sommelier

Vino, cultura da bere: parola di sommelier
di Giacomo A. Dente
2 Minuti di Lettura
Martedì 16 Settembre 2014, 13:50 - Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 16:01
Il mondo del vino continua a fare proseliti. Soprattutto a guadagnare un posto di rilievo non solo come parte cospicua del piacere della tavola, ma come patrimonio culturale del nostro Paese. E Roma si colloca come il vero grande polo nazionale di attrazione di tutto quello che ruota intorno al grande vigneto Italia, grazie alle innumerevoli iniziative messe in piedi dalla Fondazione Italiana Sommelier, nata da una ambiziosa evoluzione di progetti che l'ha portata a staccarsi poco meno di un anno fa dall'AIS, l'Associazione dei Sommelier.



L'obiettivo del vulcanico presidente Franco Ricci, forte del riconoscimento ufficiale del Presidente della Repubblica, è infatti quello di dare profondità di approccio a un settore che non riceve ancora il sostegno che meriterebbe. La Fondazione dei Sommelier dispone di una grande forza culturale e mediatica grazie alla raffinata rivista Bibenda, leader nella divulgazione della cultura del vino, alla Guida ai migliori Vini e Ristoranti d'Italia e alla appartenenza alla Worldwide Sommelier Association, l'Associazione cui aderiscono 31 Paesi dei cinque Continenti.



LA PROMOZIONE

Il lavoro di promozione del vino di qualità è quindi capillare e non trascura occasioni. Un caso significativo è, ad esempio, l'attribuzione per questi ultimi quattro anni del riconoscimento del mensile Global Traveler che, con il suo Best Airlines Cuisine And Wine, ha voluto premiare l'ospitalità gourmet fornita dall'Alitalia. Curata dal vice Presidente della Fondazione dei Sommelier Carlo Attisano, la carta della classe Magnifica della nostra compagnia di bandiera, è stata infatti giudicata al top da un gruppo di 28mila viaggiatori privilegiati. «Il progetto più ambizioso parte però questo autunno col Bibenda Wine Master», spiega entusiasta il presidente Franco Ricci. Il target è costituito da sommelier diplomati o da superappassionati (previo un esame di idoneità) con l'obiettivo di portare al massimo l'esperienza gustativa. «Dal biodinamico al Barolo tradizionale, dalle bollicine al mondo della distillazione, gli studenti affronteranno un autentico percorso culturale e materiale, destinato a arricchire, direi anzi a trasformare il loro approccio a una bottiglia. Senza contare i viaggi studio: Germania, Francia, California, oltre a tutti i territori italiani, perché il vino è una realtà che va conosciuta e testata non solo in aula, ma anche nei luoghi di produzione» precisa Ricci. «Opportunità di lavoro e nuova cultura del gusto. Davvero un modo diverso di divulgare questa nostra grande realtà».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA