Campidoglio, caccia aperta alla talpa che informò la giunta sulle cimici

di Sara Menafra
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Sabato 7 Gennaio 2017, 07:45
ROMA Chi ha avvertito i vertici del comune di Roma appena insediati che c'erano delle indagini in corso che potevano arrivare molto in alto? La frase consegnata da Salvatore Romeo, ex capo segreteria del sindaco ed ex membro del cosiddetto raggio magico, a questo giornale con un'intervista(«Diciamola tutta: sapevamo delle cimici in Comune dal secondo giorno di governo della città») lascia pochi dubbi: l'informazione c'era e chi l'ha data l'ha fatto in modo da apparire credibile agli occhi dei suoi interlocutori. La procura di Roma ieri è stata costretta ad una smentita affidata alle agenzie di stampa in cui si legge: «Nessuna attività di intercettazione ha riguardato gli uffici del Comune di Roma dopo l'insediamento della giunta guidata da Virginia Raggi, precisano fonti della procura». Dunque, dopo l'insediamento del nuovo sindaco non sarebbero state avviate intercettazioni negli uffici apicali del comune di Roma, né in quelli della giunta e degli assessori né nelle stanze di pertinenza del sindaco e del suo staff. Ma è possibile che nelle prossime settimane vengano avviati degli accertamenti da parte degli investigatori per capire chi abbia diffuso un allarme così circostanziato. E se davvero qualche indagato sapesse, se non delle cimici, dell'esistenza dell'inchiesta.

GLI ASCOLTI
L'unico ad essere di certo intercettato all'indomani della nascita della giunta era Raffaele Marra, che per i suoi rapporti con il costruttore Sergio Scarpellini è nel mirino della procura almeno da maggio scorso e quindi persino da prima delle elezioni. E' dunque possibile, e la procura potrebbe voler avviare accertamenti in questa direzione, che lo stesso ex vicecapo del gabinetto del sindaco abbia saputo delle indagini che lo riguardavano e abbia voluto mettere le mani avanti con il resto dei quattro amici (come si chiamava la chat di Raggi, Romeo, Frongia e Marra). Già nelle scorse settimane, infatti, tra gli investigatori si era diffuso il sospetto che qualcuno potesse aver avvertito l'ex vice capo di gabinetto con un passato tra le Fiamme gialle e che lui avesse avvertito il sindaco. Romeo ha effettivamente confermato quel sospetto ammettendo che i fedelissimi di Raggi salivano spesso sul tetto con lei per parlare di cose delicate evitando gli ascolti.

LA CONVOCAZIONE
La prossima settimana, intanto, potrebbe essere decisiva per almeno due delle tre inchieste che toccano il colle capitolino. Prima di tutto il tribunale del Riesame deciderà sulla scarcerazione di Marra, detenuto dai primi di dicembre per corruzione. Poi, e vale la pena di dire soprattutto, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall'Olio potrebbero convocare il sindaco e farlo dopo averlo iscritto al registro degli indagati (anche a sua tutela) per abuso d'ufficio in relazione alla cosiddetta inchiesta nomine. Due in particolare, ora riviste, potrebbero essere le scelte che la procura potrebbe decidere di contestargli: l'incarico come responsabile dell'ufficio turismo del Campidoglio assegnato a Renato Marra, fratello di Raffaele mentre quest'ultimo era già al suo fianco; e la scelta proprio di Salvatore Romeo, promosso da semplice dipendente a capo della segreteria del sindaco con un discreto salto di stipendio, una scelta sulla quale sembra aver pesato più la militanza grillina del curriculum. Sulla prima vicenda, tra l'altro, la procura proprio sotto Natale ha acquisito un parere molto duro da parte dell'Anac in cui si spiega che la Raggi, nell'istruttoria davanti all'autorità Anticorruzione si è assunta la paternità della scelta e ha anche ammesso di essere a conoscenza del fatto che il suo collaboratore, Raffaele Marra, che firmò gli atti per la nomina, era in conflitto di interesse.

LA REPLICA DEL SINDACO
Ieri, intanto, il sindaco ha detto di non temere né le cimici nel suo ufficio né la rivelazione degli omissis che coprono le conversazioni registrate durante l'inchiesta Marra. «Sul tetto in Campidoglio ci sono salita da quando ero all'opposizione, se lo cercate lo trovate sul mio profilo Fb; facevo pranzo sul Campidoglio quando facevo Aula (Assemblea capitolina, ndr) perché é bellissimo», ha detto riferendosi alle dichiarazioni di Romeo che parla appunto di almeno quindici riunioni all'aperto per sfuggire agli ascolti: «Ci sono salita a mangiare anche con Romeo e con chiunque - dice ancora lei -. Ci ho portato i giornalisti, ho fatto un'intervista direttamente sul tetto e gli ho fatto vedere il panorama». Anche a proposito dell'eventualità che il suo ufficio sia sottoposto ad ascolti si è detta tranquilla: «Cimici? - è stata la sua battuta - Magari le mettessero, così saprebbero che non abbiamo nulla da nascondere». Di opposto parere le opposizioni con il commissario del Pd, Matteo Orfini, che chiede di conoscere come facevano a sapere delle microspie Raggi e Romeo, mentre Fabrizio Ghera di Fratelli d'Italia parla di definitiva caduta del «velo della trasparenza grillina».