Affitti, censimento al palo persi incassi per 7 milioni

Affitti, censimento al palo persi incassi per 7 milioni
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 19 Aprile 2017, 08:12
Da una parte il Comune, nel ruolo dell'avventuriero. Dall'altra il patrimonio immobiliare di Roma Capitale che, se fosse ancora pertinente la mitologia greca, indosserebbe senza problemi la veste di quarta sorella delle Gorgoni: buono a pietrificare chiunque si accinga a guardarci dentro. Ma l'operazione di riordino e di relativo adeguamento dei canoni di locazione per quegli appartamenti non di edilizia residenziale pubblica (le case Erp) ma che sono comunque di proprietà del Comune e che sono abitati da privati con affitti irrisori, dev'essere portata avanti pena la scure di un danno erariale per il Campidoglio. La giunta di Virginia Raggi lo sa bene. La Corte dei Conti lo ha certificato: fino ad oggi il mancato adeguamento degli affitti, ha comportato una perdita di circa 100 milioni di euro.

LA STIMA DEL DANNO
E secondo le stime nei primi 4 mesi del 2017 il Comune ha già perso quasi 7 milioni di euro per non aver rivisto i canoni. «Se la revisione dei canoni non entra a regime dice il consigliere d'opposizione, Alessandro Onorato si arriverà a fine anno con una perdita di quasi 20 milioni di euro». L'altro giorno, a riaccendere il caso è stato proprio il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, che ha puntato il dito contro l'ordine dei Cavalieri di Malta, accusato di pagare appena 12 euro l'anno per usare come sede un edificio comunale nel cuore del Foro di Augusto. Ma ad oggi, nonostante il caso Affittopoli e l'impegno (a parole) dell'amministrazione Raggi a normalizzare la questione, l'adeguamento dei canoni è fermo. E il motivo è che il Comune non sa ancora con precisione in quali e quanti appartamenti devono essere alzati gli affitti. Quello che si sa è che il patrimonio immobiliare indisponibile (tra cui scuole, uffici pubblici o istituzionali) ammonta a circa 25 mila beni, ma poi c'è poi il patrimonio immobiliare disponibile come gli appartamenti in regime di locazione privata o quelli che il precedente sindaco di Roma, Ignazio Marino, avrebbe voluto dismettere attraverso la vendita (circa 800 locali). Finora nelle varie aste organizzate dal Comune ne sono stati alienati appena cinque o sei e questo perché i possibili acquirenti non hanno presentato alcuna offerta in quanto gli appartamenti risultavano essere abitati. E, dunque, disponibili soltanto sulla carta. La giustificazione che trapela dal Campidoglio sul mancato adeguamento degli affitti per queste ultime realtà deriva dall'assenza di un censimento - preciso e puntuale - sulle disponibilità immobiliari di Roma Capitale. In parole povere, il Comune non riesce a fare un conto, a metter ordine tra gli elenchi delle proprietà pubbliche gestite prima dalla Romeo e oggi dalla Prelios e i centinaia di faldoni che riempiono i magazzini del dipartimento Patrimonio di Roma Capitale.

L'ex commissario straordinario Francesco Tronca lasciò in eredità alla sindaca Raggi una fotografia relativa, però, al solo centro storico e ad altri Municipi, come il II e il IV, sui locali pubblici che, affittati a privati, rendevano cifre vergognose. Attici in pieno Centro, affacciati tanto sui Fori imperiali quanto sul Colosseo che fruttavano al Campidoglio appena poche migliaia di euro l'anno. Ma dall'insediamento di Virginia Raggi ad oggi il conto complessivo nel resto della Capitale non è stato prodotto. L'effetto? I canoni irrisori di Affittopoli al momento restano tali. Anche per i pochi sgomberi fatti sulla base della lista Tronca, gli appartamenti liberati non sono stati riaffittati o riassegnati. Qui la doppia beffa: inquilini cacciati per pagare troppo poco con il Campidoglio che decide di non prendere più un solo centesimo.

I TEMPI
La tempistica scandita dal Comune impone nella versione più ottimistica un'attesa dai 3 ai 6 mesi per avere il quadro completo. A questo dovrebbe poi seguire quasi congiuntamente una delibera che riesca a tracciare l'adeguamento dei canoni tramite un atto formale. Secondo le opposizioni Svetlana Celli di RomaTornaRoma in testa che al riguardo ha presentato un'interrogazione all'assessore Andrea Mazzillo al netto del censimento, basterebbe applicare la delibera di mariniana memoria la 165/2014 che prevedeva l'applicazione dei patti in deroga alle locazione del patrimonio disponibile. Pare, tuttavia, che nessuno al Comune ci abbia fatto caso.
 
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