La risposta del Messaggero: «I documenti parlano da soli»

di Massimo Martinelli
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Martedì 14 Febbraio 2017, 19:29 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 08:21
L'accusa di giornalismo killer che Beppe Grillo ha mosso ad alcuni giornali, compreso il nostro, è smentita dai fatti così come ricostruiti nelle carte della Procura.

Abbiamo pubblicato correttamente il testo di un sms che Virginia Raggi ha inviato a Raffaele Marra il 10 agosto 2016. Il testo, come altri contenuti nel telefonino di Raffaele Marra sequestrato dai pm al momento del suo arresto, è agli atti dell'inchiesta che lo riguarda e, tra l'altro, è noto al suo avvocato difensore al quale la Procura ha già restituito l'apparato telefonico.

Con quel messaggio, lo scorso 10 agosto, Virginia Raggi intendeva tranquillizzare Marra trasferendogli le considerazioni Di Maio che, da una parte lo definiva un servitore dello Stato, e dall'altra segnalava alla stessa Raggi l'opportunità di conoscerne la posizione giudiziaria e il suo convincimento sul fatto che Marra non potesse restare nel Gabinetto in Campidoglio.

Per una sua scelta, Virginia Raggi decise di inoltrare a Marra solo la parte positiva del messaggio di Di Maio, per dargli l'impressione che la fiducia fosse incondizionata. E questa stessa impressione, generata da una decisione personale di Virginia Raggi, è poi finita agli atti dell'inchiesta che il nostro giornale ha riportato. Successivamente Di Maio ha reso noto per intero il contenuto dei messaggi scambiati con la Raggi, che fino a quel momento non era a disposizione di nessuno, tanto meno dei giornalisti.

A questo punto appare evidente che le nostre ricostruzioni sono state assolutamente aderenti a quelle svolte dall'autorità giudiziaria. Così come è evidente che Grillo - con le sue accuse - cavalchi questa circostanza giocando sull'equivoco. E cercando di trasformarla nell'ennesima occasione per continuare una campagna contro stampa e giornali rei - a suo dire - di rappresentare una realtà non a 5 stelle.

È chiaro a tutti, quanto queste ricostruzioni fuorvianti e pretestuose siano l'ultimo segno del clima di delegittimazione generato dal vertice M5S nei confronti dell'informazione e - nel caso specifico - delle nostre colleghe Valentina Errante e Sara Menafra, che hanno agito con la consueta correttezza.
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