Debito di Roma, soldi agli sgoccioli. Allarme del commissario: «Non si sa chi sono i creditori»

Debito di Roma, soldi agli sgoccioli. Allarme del commissario: «Non si sa chi sono i creditori»
di Andrea Bassi e Fabio Rossi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 6 Aprile 2016, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 19:34

Il vecchio debito di Roma, il fardello da 22 e passa miliardi di euro dei quali rimangono da pagare ancora circa 13,6 miliardi, torna prepotentemente nell'agenda politica del Paese. A riportacelo è stata ieri il neo commissario straordinario, Silvia Scozzese, ascoltata in commissione bilancio alla Camera dei deputati. Audizione durante la quale erano presenti ben tre candidati sindaci del Campidoglio, Roberto Giachetti, Giorgia Meloni e Stefano Fassina. Il messaggio recapitato alla politica è chiaro: dal 2020 la gestione commissariale, che si occupa di saldare i debiti del Campidoglio contratti prima del 2008, andrà in crisi di liquidità. In altre parole non avrà più i soldi in cassa per saldare le rate dei mutui in scadenza. Non solo, se il Comune dovesse accelerare le sue pratiche di pagamento anche dei debiti non finanziari arretrati, la crisi potrebbe già verificarsi quest'anno. La mancanza di liquidità dipende anche dalla decisione, presa dalla stessa Scozzese, di non utilizzare il finanziamento accordato dalla Cassa depositi e prestiti e richiesto dal suo predecessore, Massimo Varazzani. Per saldare i vecchi debiti, infatti, il commissario incassa ogni anno 500 milioni di euro, 300 a carico del Tesoro e 200 milioni dei cittadini romani con un'addizionale Irpef dello 0,4 per cento. Il piano di smaltimento di Varazzani, prevedeva di girare il contributo alla Cdp fino al 2040 e farsi anticipare subito i soldi. Già lo aveva fatto «scontando» 180 milioni fino al 2040 e ottenendo 4,5 miliardi. L'ultimo finanziamento, a valere sui restanti 320 milioni del finanziamento annuale, prevedeva un anticipo di altri 5 miliardi. Secondo la Scozzese questo meccanismo, sposterebbe solo in avanti la crisi di cassa, ma non la risolverebbe. I soldi del contributo annuale non ancora impegnati, ossia 320 milioni l'anno fino al 2040, oggi valgono 8,9 miliardi, a fronte di un debito finanziario di 8,7 miliardi. A questi vanno aggiunti circa 900 milioni (880 per l'esattezza) che il Tesoro verserà quest'anno e che sono relativi all'ultimo triennio del contributo. Dunque, oltre a pagare interamente i debiti finanziari, rimarrebbero 1,1 miliardi con cui però ci sarebbero da saldare 3,2 miliardi di altri tipi di debiti «commerciali», come quelli degli espropri che risalgono anche agli anni 50. Su questi ultimi la Scozzese ha acceso un faro, sostenendo che nel 43 per cento dei casi il Comune non sa con esattezza nemmeno chi è il creditore.
 

L'ALLARME
La vera domanda, dunque, è come superare la crisi di liquidità. A questo la Scozzese non ha dato una risposta esplicita. Ma sollecitata da una domanda di Stefano Fassina, ha lasciato intendere che una strada potrebbe essere la rinegoziazione dei vecchi mutui del Comune che oggi sono pagati dal commissario. Non è una via semplice. Si tratta di 1.686 contratti, 1.491 dei quali con la Cassa depositi e prestiti, sui quali paga un tasso tra il 4,20 e il 5,60 per cento. La Cdp però non può rinegoziare le condizioni ad un solo Comune, dovrebbe farlo anche per tutti gli altri. Un problema che dovrebbe essere risolto con un'altra norma ad hoc per Roma. Con Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, che ipotizza «un maxi mutuo per la Capitale, con un tasso d'interesse massimo del 2 per cento, che comporterebbe tra l'altro un risparmio annuo di 130-140 milioni».

LA POLEMICA
Il debito accumulato stimola l'inevitabile scontro politico: Giorgia Meloni, dopo aver puntato il dito contro le «gestioni allegre Rutelli-Veltroni», invoca più poteri e risorse per la Capitale. «Non mi interessa l'assistenza da parte del Governo - spiega la leader di Fdi - ma che Roma abbia anche gli onori, non solo gli oneri di essere la Capitale d'Italia». Il debito «c'è ma la sua genesi va raccontata con grande precisione e, soprattutto, le gestione di questo debito comporta una sapienza amministrativa e finanziaria che dal 2010 al 2015 all'incirca non c'è stata», osserva il deputato Pd, Roberto Morassut, già assessore all'urbanistica nelle giunte di Walter Veltroni. «La gestione commissariale del debito riguarda solo ed esclusivamente i debiti contratti e i crediti non riscossi prima del nostro insediamento nel 2008», ribatte però l'ex sindaco Gianni Alemanno.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA