Elezioni a Ostia, esame per Raggi e il Movimento 5 stelle

Elezioni a Ostia, esame per Raggi e il Movimento 5 stelle
di Simone Canettieri
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Domenica 5 Novembre 2017, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 12:43

dal nostro inviato
CRACOVIA Non è il triangolo delle Bermude, ma è quello grillino: Cracovia-Ostia-Palermo. La sindaca Raggi questa mattina atterra in Polonia per il Viaggio della memoria seguita da 130 studenti romani e dagli ex calciatori Damiano Tommasi e Simone Perrotta. Ma dalle 23 scatteranno all'hotel Swing, quartier generale pentastellato, i collegamenti telefonici con il X municipio per seguire lo spoglio di un'elezione che tutto è, fuorché una vicenda locale e periferica. Domani mattina poi, si conteranno le schede in Sicilia. Anche in questo caso le antenne di Raggi-De Vito-Ferrara saranno ben sintonizzate. 

In Campidoglio sanno benissimo che le due votazioni si parlano tra di loro. E che in caso di ko di Giancarlo Cancelleri e di una perfomance così così della condannata a vincere Giuliana Di Pillo è già pronta la resa dei conti. Con tanto di effetto Raggi sul voto. Soprattutto a Ostia, alle urne dopo due anni di commissariamento per mafia, con in mezzo il 44% conquistato dalla sindaca alle comunali del 2016. Un altro film?

L'ALLARME
«Quello era un dato dopato», mettono le mani avanti in queste ore i grillini. C'è però una linea Maginot. «Se prendiamo meno del 30% è un problema», spiegava l'altro giorno il capogruppo (lidense) Paolo Ferrara. Governare stanca, e scontenta. E lo sanno per primi proprio i grillini che arrivano all'appuntamento dopo una lunghissima campagna elettorale («Stile Dc», accusano gli altri) fatta di tagli di nastro, rattoppamenti di buche, aiuole pettinate. E soprattutto di «datece tempo!!!», come urlava, davanti a poca gente, la senatrice Paola Taverna durante il comizio di chiusura. Insomma, è cambiato proprio il mood di un anno e mezzo fa. A Ostia i grillini non hanno urlato, non hanno minacciato o preconizzato rivoluzioni gentili. Questa parte in commedia, nel mondo alla rovescia del X municipio, è toccata al centrodestra. 

Monica Picca, la candidata di Fratelli d'Italia spinta da Lega e Forza Italia, ha già organizzato la conferenza stampa domani alle 12 per parlare del ballottaggio. Dice da giorni: «Partirà da qui l'avviso di sfratto al M5S». Finisce qui la sfida di questo municipio esteso come Milano, popoloso come Venezia e con il bollino mafioso da cui tutti si affrancano? No. Tra i 9 candidati in lizza ci sono una serie di variabili impazzite. La prima è quella di CasaPound: Luca Marsella, il ragazzo che dà le case popolari agli italiani e regala pacchi di pasta ai poveri, è sicuro che sarà la sua marea nera a intercettare l'ondata anti-sistema che fu grillina. E poco importa se lo appoggia anche Roberto Spada, dell'omonima famiglia (clan): «Me ne frego». Nel frattempo è scomparso il centrosinistra: il Pd, solo soletto, con l'eterno Athos De Luca lotta per il terzo posto. Salvo i possibili scherzi da prete di don Franco De Donno: ex viceparroco, sospeso a divinis dalla Curia, fulcro delle pecorelle smarrite rosse di Mdp e Pisapia. Dicono che Sant'Egidio, la Caritas, le Orsoline e gli oratori tifino tutti per lui. Per il Pd tira aria di tempesta. Nel dubbio non si sono mai visti né il segretario Matteo Renzi né il governatore Nicola Zingaretti (l'uomo-marketing del centrosinistra unito). L'offerta è vasta e c'è l'imbarazzo della scelta: dall'autonomista Andrea Bozzi (spinto da Ap e dal genius loci Beatrice Lorenzin) fino al partito della famiglia di Mario Adinolfi, passando per la sinistra-sinistra. 

Un'offerta così larga che, per contrappasso, il vero incubo è l'astensionismo. Nessuno ha riempito (nemmeno a metà) le piazze, la sera della chiusura. Si calcola un'affluenza sotto al 50% che è pronta a penalizzare il M5S a favore del centrodestra, dando un po' di dignità al voto strutturato del Pd. Calcoli, proiezioni ed effetti. Alla fine del battage in pochi hanno parlato dei problemi reali, ecco perché c'è la fuga dalle urne. Questioncine come il Mondo di mezzo (il municipio è stato sciolto anche a seguito dell'arresto del minisindaco Pd Andrea Tassone) o come i clan - Spada, Triassi e Fasciani - che imperversano a suon di spari, arresti e sentenze. Forse se ne parlerà al ballottaggio. Intanto, gli occhi sono su Virginia Raggi e su questo lato del triangolo che da Cracovia, passa per Ostia, per finire in Sicilia. Qualcuno vi scomparirà dentro?
 

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