Roma, il nuovo salario accessorio appeso agli arretrati. Il Mef: mancano 340 mln

Roma, il nuovo salario accessorio appeso agli arretrati. Il Mef: mancano 340 mln
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Sabato 6 Maggio 2017, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 11:02

LO SCONTRO
La firma in calce è quella del Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco. Destinatari della lettera di sole quattro pagine sono la sindaca di Roma, Virginia Raggi, il dipartimento della Funzione pubblica, la procura della Corte dei Conti, il ministero dell'interno e i revisori dei conti del Campidoglio. Una missiva felpata nei toni, ma dura nella sostanza. Dove la sostanza è la bocciatura del piano per il recupero delle somme illegittimamente erogate ai dipendenti capitolini come salario accessorio dal 2008 al 2012 per un ammontare di 340 milioni di euro.
L'INTESA
La storia è nota. Per anni il Campidoglio ha distribuito a pioggia i premi ai suoi dipendenti, senza tener conto di merito o produttività. Una situazione che la nuova giunta ha provato a chiudere con l'intesa siglata due giorni fa con i sindacati per il nuovo contratto. Che però, a questo punto, rischia di inciampare ancora una volta sul vecchio fardello dei 340 milioni che il Comune è costretto a recuperare. L'intenzione della giunta Raggi, notificata alla Ragioneria dello Stato, era quella di recuperare le somme dovute utilizzando i 440 milioni di risparmi del piano di rientro dal deficit elaborato dall'assessore al bilancio della giunta guidata da Ignazio Marino, Silvia Scozzese. Una strada che, però, secondo la Ragioneria generale dello Stato non è percorribile. Franco, nella sua lettera, ricorda che se da un lato è vero che la legge prevede la possibilità di poter recuperare i soldi erogati illegittimamente ai dipendenti attraverso «piani di razionalizzazione» della spesa, questi piani non possono essere però assimilati al «piano di rientro» dal deficit predisposto dalla Scozzese, visto che quel «piano triennale è finalizzato alla riduzione del disavanzo e per il riequilibrio strutturale del bilancio». Detto in parole più semplici, i risparmi previsti da quel piano non si possono conteggiare due volte, una per ridurre il deficit del Campidoglio e l'altra per recuperare i soldi illegittimamente erogati ai dipendenti capitolini. Delle due l'una. Inoltre, spiega ancora Franco, l'utilizzo dei risparmi per fini diversi dalla riduzione del deficit non è conforme al Testo unico degli enti locali. Il rischio, concreto, è che la Corte dei Conti possa essere costretta a intervenire. Gli stessi giudici contabili, del resto, ricorda il Ragioniere dello Stato, hanno già spiegato che trattandosi di una «sanatoria», le norme sul recupero delle somme erogate illegittimamente devono essere interpretate nella maniera più restrittiva.
I RILIEVI
La conclusione, spiega la lettera, è di «non poter condividere le misure adottate da Roma Capitale comunicate» e quindi, «di non poter ritenere superati i rilievi ispettivi». E questo può rivelarsi un problema serio non soltanto per i vecchi fondi del salario accessorio, ma anche per quelli nuovi previsti dal contratto appena firmato con i sindacati. Se l'arretrato non si riesce a recuperare attraverso risparmi di spesa, la stessa legge prevede che per la restituzione si debba andare ad attingere dai nuovi fondi per il salario accessorio. Tra il passato e il futuro, insomma, non c'è un muro, ma un ponte. Che rischia di crollare sotto il peso di un macigno di 340 milioni di euro.
Andrea Bassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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