Roma, periferie nel degrado. Accusa del Parlamento: «Comune senza progetti»

Roma, periferie nel degrado. Accusa del Parlamento: «Comune senza progetti»
di Simone Canettieri
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Giovedì 14 Dicembre 2017, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 22:33
Richieste sì, proposte no. Le considerazioni conclusive della relazione redatta dalla commissione parlamentare sulle periferie - che oggi sarà votata e presentata - lasciano poco spazio ai sogni di rilancio della Capitale. Il nodo delle risorse è prioritario: «Su questo punto - scrive l'organismo presieduto dal forzista Andrea Causin e dai vice Laura Castelli per il M5S e Roberto Morassut per il Pd - si registra il costante richiamo del sindaco di Roma e degli amministratori capitolini, di fatto in relazione a tutti i campi ed i settori dell'azione amministrativa». Nell'audizione dello scorso 11 luglio, Virginia Raggi «ha sostenuto essere necessari per intervenire profondamente nel risanamento delle periferie 1,8 miliardi di euro l'anno di fondi extra».

Ecco, il problema è questo. Perché, a fronte di una richiesta, manca, secondo quanto spiega la relazione della commissione, «la modalità di calcolo di tale cifra e la relazione con quali settori e temi specifici». Né si è potuto dedurre sempre da Raggi - secondo quanto ricostruiscono gli atti parlamentari - «in quale direzione e in quanti anni potrebbero essere impiegati tali fondi». E cioè gli 1,8 miliardi di extracosti richiesti dall'inquilina del Campidoglio. Non esiste, almeno all'apparenza, un piano di azione pluriennale per definire «tempi, obbiettivi e progetti per un'azione in profondità capace di riequilibrare il disagio presente nelle periferie».

GLI ATTI
Dopo l'audizione della sindaca Raggi dello scorso luglio, ce n'è stata un'altra lo scorso 21 novembre per entrare nel merito delle richieste che il Campidoglio, finora solo e sempre a mezzo stampa, da tempo presenta al Governo. Ma, scrive la relazione della commissione, in quell'occasione c'è stata solo una «mera elencazione di esigenze generali». In ordine sparso, emerge. Ovvero: senza priorità né indici analitici di disagio in relazione ai problemi dei vari quartieri. L'auspicio è che le richieste, con tanto di progetti e voci dettagliati, possano confluire sul tavolo per il Rilancio di Roma voluto dal ministro Carlo Calenda.

«Per avere un quadro più chiaro delle risorse già disponibili ma non utilizzate o bloccate». Sempre nelle conclusioni dei lavori parlamentari emerge un altro dato abbastanza preoccupante, questa volta si tratta di un elemento strutturale. Prima della crisi del 2008 gli investimenti pubblici avevano raggiunto a Roma i livelli simili a quelli di Londra, Parigi o Stoccolma. Fra il 2001 e il 2006 le risorse per gli investimenti mobilitate dal bilancio del Comune sono state di «6,4 miliardi».

E cioè un po' più di 1 miliardo all'anno. «Oggi invece si assiste - scrive ancora la commissione parlamentare sulle periferie - a una compressione notevole degli investimenti pubblici, che raggiungono a fatica un terzo o quarto di quelli raggiunti nelle altre città europee». Tradotto significa che la Capitale, come dimostra anche l'ultimo bilancio di previsione che presto andrà in discussione in aula, non si schioda da 250mila euro. E alla fine si ritorna alle periferie, il fuoco dell'organismo trasversale. «La questione delle occupazioni e lo stato di abbandono di molti complessi come Corviale, San Basilio, Tor Bella Monaca, Quarticciolo, Tor Sapienza risulta essere una delle maggiori urgenze della Capitale». Le risorse andrebbero trovare, è l'auspicio della relazione, su bandi, fondi europei e impegni del governo su Roma. «Servirebbe un piano decennale di 2 miliardi per il recupero dell'edilizia popolare pubblica». Ma al momento ci sono i condizionali. Perché mancano i progetti.
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