Di Maio garantì per Marra. A Raggi disse: «È un servitore dello Stato»

Di Maio
di Valentina Errante e Sara Menafra
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Martedì 14 Febbraio 2017, 01:06 - Ultimo aggiornamento: 11:17

 Il nuovo caso Di Maio nasce dalle carte dell’inchiesta per corruzione che hanno portato in carcere Raffaele Marra, anche se non è affatto giudiziario ma tutto politico. Perché il vicepresidente della Camera, contrariamente a quanto affermato pubblicamente due giorni fa, ha dato l’ok a Virginia Raggi, affinché quell’uomo chiacchierato, e sgradito alla base dei Cinquestelle, per il suo passato non poco cristallino e la frequentazione dei vecchi “apparati”, restasse in Campidoglio.

Oggi Marra si presenterà davanti ai pm e non cambierà idea, il tentativo di ottenere dalla procura la discovery degli atti non ha funzionato e l’ex braccio destro della sindaca sembra deciso ad avvalersi della facoltà di non rispondere, come del resto aveva fatto sapere ai pm attraverso il suo legale, Francesco Scacchi, dopo una trattativa a distanza che va avanti da settimane. Intanto la memoria annunciata da Virginia Raggi, nella quale alcuni testimoni avrebbero dovuto confermare la sua versione ai pm, non è ancora arrivata ancora in procura. 

IL CASO DI MAIO
È un sms a smentire le prese di posizione del vicepresidente della Camera, che anche due giorni fa ha detto, intervistato da Lucia Annunziata a “In mezz’ora”, che si era occupato del caso Marra solo una volta, a luglio per allontanarlo. Nelle conversazioni agli atti, invece, Di Maio non solo si spende in favore di Marra, ma lo fa ad agosto: «Quanto alle ragioni di Marra... lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato», scrive. Messaggino stringato ma molto significativo che la sindaca gira al suo ex braccio destro per tranquillizzarlo. Dunque la scelta di Virginia raggi di confermarlo al suo fianco, prima all’ufficio di Gabinetto e poi a capo del Personale, aveva il supporto dei vertici del Movimento, proprio mentre le polemiche della base grillina si erano fatte infuocate.

IL GIALLO
Intanto Marra sembra aver sciolto il nodo della sua strategia difensiva. Dopo avere annunciato tramite il suo legale che avrebbe risposto alle domande del procuratore aggiunto Paolo Ielo e dei pm Francesco Dall’Olio e Barbara Zuin (che indagano rispettivamente, sul caso nomine che coinvolge anche la Raggi e sull’accusa di corruzione che tiene il funzionario in carcere), ha comunicato alla procura che si avvarrà della facoltà di non rispondere fin quando non potrà prendere visione di tutti gli atti dell’inchiesta. Detenuto dal 16 dicembre, per essersi messo a disposizione di Scarpellini che, nel 2013 gli aveva girato un assegno di 367mila euro, impiegato per acquistare una casa, incontrerà comunque la pm Zuin per comunicargli la sua decisione, salvo cambiamenti di strategia dell’ultimo minuto.

Una scelta drastica, quella del silenzio, anche per l’accusa che vede l’ex capo del personale sul registro degli indagati insieme al sindaco Raggi. I carabinieri del nucleo investigativo di Roma, intanto, hanno già consegnato in procura altri elementi sugli accertamenti svolti in questi due mesi. Sarebbero emersi nuovi favori che l’imprenditore avrebbe reso a funzionari e politici. E non a caso, per domani, è previsto anche l’interrogatorio di Scarpellini. Entro il 16 marzo, ultimo giorno per la scadenza dei termini, la procura chiederà il giudizio immediato per la vicenda dei 367mila euro, mentre continuano le indagini sugli affari di Marra, sui flussi di denaro a Malta e sull’inchiesta nomine che collega l’ex capo del personale al sindaco Raggi. 

LE NOMINE
E’ l’inchiesta sulle nomine - di Marra e dell’ex capo staff Salvatore Romeo - a tenere col fiato sospeso l’amministrazione comunale, visto che il sindaco risponde in entrambi i casi di abuso d’ufficio e per Marra anche di falso. Proprio su quest’ultimo punto, nel corso del lungo interrogatorio di due settimane fa, Virginia Raggi aveva assicurato di poter chiarire ogni accusa con una memoria difensiva. Per dimostrare che non ha sostenuto il falso con l’ufficio Anticorruzione del Comune, quando ha detto che Marra «non ha partecipato alla nomina del fratello».

Il sindaco aveva promesso di poter mettere insieme alcune testimonianze raccolte nell’ambito di indagini difensive. Passano i giorni, però, e, almeno fino a ieri, la memoria non era ancora arrivata a piazzale Clodio. I funzionari dovrebbero pronunciarsi, sotto giuramento, sostenendo in sintesi che Marra ha sì curato alcuni passaggi della procedura, ma così minimi da non poter essere considerata una vera e propria «partecipazione al procedimento». Scelta tutt’altro che facile, visto che a giudicare quelle parole sarà la procura.

 

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