Per ricevere ora una mano, Grillo avrebbe dovuto chiederla (oltre che darsela da solo) in questi otto mesi di giunta M5S. E invece, pur consapevoli di non avere una classe dirigente, i grillini si sono blindati nell’auto-referenzialità. Non si sono aperti a un dialogo con le forze vive della città. Hanno edificato un muro di diffidenza e di sospetto - per paura che la purezza del movimento venisse infettata - nei riguardi delle élites competenti e delle risorse di saperi che Roma contiene anche se vengono tenute a indebita distanza. Anzi, questa borghesia delle professioni e della cultura, protagonista delle migliori stagioni della Capitale, è stata spaventata e messa in fuga. Tutto in nome del falso mito della discontinuità che ha prodotto disconnesione e mancata trasparenza. E ha desertificato, ad uso di partito, il panorama generale.
Suona perciò posticcia e illogica, adesso, l’invocazione ai romani. E fuori modo risulta la supplica di Grillo a Bergoglio - il ritorno del Papa re? - perché s’impegni anche lui. Manzonianamente, l’appello alla Provvidenza era accompagnato da un percorso razionale di soluzione dei problemi. Questa, invece, è l’ennesima trovata, che neppure ha rispettato i tempi comici.
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