E' agosto quando il sindaco invia in procura la richiesta di formale accertamento sulla situazione penale di Raffaele Marra e su una lunga lista di assessori e dirigenti contestati, decine e decine di nomi. Vuole sapere se siano puliti e possano restare in squadra. Una richiesta che, come lo stesso procuratore Giuseppe Pignatone chiarisce, riguarda «atti e procedimenti non coperti da segreto investigativo». In gioco c'è anche la posizione di Marra. Il 12 agosto arriva la risposta, Pignatone scrive: «Nei confronti del Marra non vi sono iscrizioni suscettibili di comunicazioni». Una formula espressamente prevista dall'articolo 116 bis che, come ha chiarito il procuratore comprende sia il caso che non vi siano procedimenti pendenti sia che risultino procedimenti coperti da segreto investigativo. E invece, probabilmente, tanto basta al Movimento cinquestelle per confermare la fiducia a Raffaele Marra.
I DOPPI SMS
Il 10 agosto, Di Maio con un sms aveva chiesto alla Raggi se avesse avuto notizie da Pignatone. Un messaggio escluso dagli atti dell'inchiesta che Di Maio ha deciso di diffondere: «Nella riunione con me, Marra non mi ha mai chiesto se andare in aspettativa o meno. Semplicemente mi ha raccontato i fatti. Io l'ho ascoltato perché tu me lo avevi chiesto, sono rimasto a disposizione tua, non sua. E penso che nel gabinetto non possa stare, perché ci eravamo accordati così». E la Raggi: «Pignatone mi risponderà quanto prima, l'elenco conteneva una prima tranche da 20 nominativi». Di Maio: «Aspettiamo Pignatone. Poi insieme allo staff decidete/decidiamo. Lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese. L'importante è non trovare nulla». Sul cellulare di Marra acquisito dalla procura, però, la sindaca avrebbe inviato solo un pezzo della conversazione: «Non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese».