Ostia, la strana corsa tra i gazebo deserti: «Ma perché, si vota?»

Ostia, la strana corsa tra i gazebo deserti: «Ma perché, si vota?»
di Simone Canettieri
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Domenica 8 Ottobre 2017, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 21:02

«Ah, perché si vota?». In via delle Baleniere, lo struscio di Ostia, le vetrine hanno la meglio sui gazebo. Le jeanserie stracciano i partiti. Manca meno di un mese al voto: la smania dei candidati è direttamente proporzionale alla noncuranza di chi passeggia. Da rapido sondaggio casareccio, sono davvero in pochi a sapere che qui, nel X municipio, il 5 novembre si voterà. L'astensione è la vera mina vagante. C'è chi la dà al 60% fin dal primo turno. Ecco perché in fin dei conti sono un po' tutti preoccupati. Al corner del M5S, presidiato da Giuliana Di Pillo e supervisionato da Paolo Ferrara, pentastellato marittimo, hanno già fischiato per chiedere i rinforzi. Tra l'1 e il 2 novembre è atteso Beppe Grillo: non arriverà a nuoto, ma passerà da qui per spostarsi in Sicilia. Stessa cosa faranno gli altri big, da Luigi Di Maio, a scendere. «Qui abbiamo investito 2 milioni di euro in lavori pubblici: il 20% in più rispetto agli altri municipi», racconta Ferrara alle prese con l'eterno dilemma di chi gestisce il consenso, governando. Di Pillo, insegnante con un passato a sinistra e uno zio giornalista come Paolo Frajese, è l'evoluzione della specie grillina romana: «Noi non abbiamo firmato alcun contratto». Nessuna multa da 150mila euro come accadde per il Comune. Gli attivisti parlottano al gazebo. «Di quanti punti scenderemo rispetto al mitologico 44% del 2016?». Di Virginia Raggi non si parla.

IL PRETE ROSSO
Dall'altro lato della strada ecco don Franco De Donno, che tanto ha fatto patire il cardinale Agostino Vallini, quando era vescovo di Roma: «Si è molto arrabbiato». Alla fine la Curia ha sospeso (a divinis) l'ex viceparroco per aver violato il codice canonico. Aspersorio appeso al chiodo. «Non dico messa ma prego molto», dice questo prete dalla faccia bonaria e i braccialetti colorati terzomondisti, che nel suo pantheon infila Giorgio La Pira, don Primo Mazzolari, don Milani e don Di Liegro. «Casapound regala i pacchi di pasta ai poveri - spiega - io cerco di capire perché ai poveri serve la pasta: forse per questo sono di sinistra?». Il prete rosso è il più ricercato da stampa e televisioni. Lo segue un gruppo di ragazzi con cui ha provato a porre un argine in un territorio dove le cose brutte superano quelle belle. «Ma con me non sarà più così», assicura Monica Picca, pimpante candidata del centrodestra unito, un padre scultore e pittore molto famoso (in arte Alessandro Romano) e una «sorella maggiore» come Giorgia Meloni.

LA SPINTA DI GIORGIA
La leader di FdI si dividerà tra Monica e Musumeci. Poi arriveranno Matteo Salvini e i big di Forza Italia, a partire da Antonio Tajani. Picca è in ascesa. Ha capito che qui si vince al centro: ecco perché si è equipaggiata anche con una lista civica in condominio con Direzione Italia e il senatore Andrea Augello più un'altra ispirata da Alessandro Onorato. «Posso farcela - confida la vicepreside dell'istituto Baffi - so anche che tanti del Pd al secondo turno sono pronti a votarmi». Il Pd d'altronde è messo come si sa. «Non abbiamo puntato sul simbolo del rinnovamento», scappa a Flavio De Santis, segretario locale, a proposito di Athos De Luca, moschettiere dalla spada non proprio appuntita. Nel giorno della presentazione della lista l'entusiasmo per questo verde riciclato in mille sfide e quindi un po' stinto, è quello che è. «Purtroppo gli altri a partire dall'ex questore Tagliente ci hanno detto tutti di no», confessa un dirigente dem presente all'evento. E cioè uno stand in un parcheggio in zona Malafede dove fa irruzione una parrucchiera, uscita dal negozio. Urlo gotico: «Manica de magnacci!». Il Pd punta a una sede dell'Onu a Ostia, Matteo Renzi pare che se ne starà alla larga. I Sondaggi pessimi? Il segretario Casu: «Le previsioni davano pioggia, invece visto che sole?». Chi è contento di vederci nero sono quelli di Casapound: ieri accusati di un'aggressione ai danni di Luigi Zaccaria, esponente di FI, aggredito mentre attaccava i manifesti. Forse per una questione di primato perché ovunque c'è solo la faccia di Luca Marsella, molto accreditato con le sue tre liste. I fascisti del terzo millennio si sentono il «sindacato del popolo». Ma i soldi? «Abbiamo messo da parte 10mila euro grazie ai nostri iscritti». Circa 300, quasi quanto quelli del Pd. «Parliamo poco, ma agiamo», dice Marsella riferendosi ai pacchi di pasta, e forse penserà qualcuno anche alle pizze volate ieri. Poi i piccoli: l'indipendentista Andrea Bozzi, l'anti-commissariamento Marco Lombardi, il rifondarolo Eugenio Bellomo e Giovanni Fiori, del Popolo della famiglia di Mario Adinolfi. Menù ricco a Ostia, ma per quanti coperti?