Raggi, il Campidoglio rinuncia a costituirsi parte civile

Raggi, il Campidoglio rinuncia a costituirsi parte civile
di Simone Canettieri e Stefania Piras
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Venerdì 5 Gennaio 2018, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 08:12

Manca l'ultimo parere ma la decisione è presa: Virginia Raggi non farà costituire parte civile il Comune nel processo che la vede imputata. Al massimo, in caso di condanna e «di un accertamento del danno», il Campidoglio intenterà una causa civile contro la grillina. Una decisione sofferta che mette in imbarazzo in molti a Palazzo Senatorio. A partire dai consiglieri pentastellati che chiedono una riunione di maggioranza per lunedì prossimo «perché Virginia ci ha tenuti all'oscuro di tutto». Ricostruzione smentita da Paolo Ferrara, capogruppo M5S: «Non ci sarà alcun vertice sul giudizio immediato scelto dalla sindaca». Ma la tensione c'è, e radio-Campidoglio non fa altro che trasmettere boatos e ricostruzioni in vista di questa nuova tappa giudiziaria.

L'INTESA
Luigi Di Maio intanto prova a spiegare la novità, evidenziata da il Messaggero, contenuta nel nuovo codice etico. Ovvero: non c'è più l'automatismo delle dimissioni in caso di condanna in primo grado. Infatti, anche se il codice è molto vago, Di Maio a parole ribadisce che secondo i principi del M5S la condanna in primo grado significa dimissioni. Il capo politico lo ha detto ieri in un video girato in Trentino durante il tour elettorale: «All'interno del nuovo statuto ci sono regole etiche che non ha nessun partito: non solo se sei condannato in primo grado devi dimetterti, ma anche se sei indagato e se durante le indagini emergono delle condotte immorali devi andare a casa». Nelle pieghe del nuovo codice, però, è stato sufficiente aggiungere una sequenza di parole che lascia i poteri di decisione nelle mani del capo politico, ovvero di Di Maio. È «impregiudicata la facoltà di giudizio degli organi associativi a ciò deputati». Quindi le dimissioni non sono più automatiche, decide il leader. Che sul caso Roma spiega: «La sindaca Raggi ha chiesto di andare al giudizio immediato. Non ci sono commenti da fare perché questo è un Paese dove come fai sbagli: se non lo avesse fatto, sarebbe stato un problema, l'ha fatto ed è un problema. Io sono molto tranquillo su questo: Virginia sa quello che deve fare».

I RAPPORTI
Al di là delle dichiarazioni, il rapporto tra Luigi e Virginia sembra più saldo che mai. A suggellarlo l'ultimo Capodanno festeggiato insieme sul pratone del Circo Massimo. I due stanno studiando un'uscita elettorale da fare insieme. L'ideale sarebbe stata l'inaugurazione della formula E: peccato che si svolga ad aprile a urne riposte nei magazzini. Ci sarà però un'uscita in tandem per far emergere la narrazione che Di Maio vuole fare di Roma. Una città che «dopo gli anni difficili di centrodestra e centrosinistra ora approva i bilanci in tempo e paga i vecchi debiti lasciati dai partiti». Dunque la sindaca, fallito il tentativo di far salire Di Maio sul palco della festa di Capodanno, è pronta a compiere con lui un tratto di strada significativo in questi mesi. Al riparo dai riverberi dell'inchiesta giudiziaria e senza il cortocircuito della costituzione di parte civile al processo. Una scelta, quest'ultima, che ormai è stata presa. C'è tempo fino alla prima udienza per depositare l'atto in cancelleria che, per opportunità politica, avrebbe dovuto portare la firma del vicesindaco Luca Bergamo. Un pasticcio surreale che nel dubbio, anche in questo caso, la sindaca ha preferito bypassare. Aspettando la sentenza.

 

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