Roma, lo scudo M5S per la Raggi: «Se c'è il processo, avanti»

Roma, lo scudo M5S per la Raggi: «Se c'è il processo, avanti»
di Simone Canettieri
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Giovedì 13 Aprile 2017, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 12:46

Il problema c'è, eccome, ma cova sotto la cenere. Dietro la calma delle ultime settimane, c'è l'ansia di Virginia Raggi per l'inchiesta sulle nomine in Campidoglio che la vede indagata per falso e abuso d'ufficio. Nei giorni scorsi la sindaca ha convocato due riunioni. La prima è stata «tecnica» con il suo pool di avvocati (Alessandro Marcora, Emilio Fasulo, Alessandro Pazzaglia) più i due consulenti che ha nominato. Il secondo summit ha avuto un indirizzo politico con «i commissari» inviati da Grillo in Campidoglio, i parlamentari Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. Due passaggi consequenziali per arrivare a una domanda: in caso di rinvio a giudizio cosa farà il M5S?

I TEMPI
La questione non è poi tanto prematura perché in Comune si aspettano che la Procura, entro aprile, bussi di nuovo e chieda il rinvio a giudizio per «Virginia». Anche perché, e questo è quantomeno anomalo, al momento la difesa della sindaca non ha ancora prodotto la memoria difensiva annunciata lo scorso 5 febbraio. Sono passati più di due mesi e a piazzale Clodio fino a ieri non era ancora arrivato nulla sul tavolo dei pm. Raggi è indagata per abuso d'ufficio per la nomina di Salvatore Romeo (ex capo della segreteria) e sempre per abuso d'ufficio e falso ideologico per la promozione di Renato Marra, fratello di Raffaele l'ex braccio destro arrestato per corruzione, a capo del dipartimento Turismo (scelta poi revocata).
Racconta chi sta molto vicino alla sindaca: «Virginia e suoi avvocati sanno benissimo due cose. La prima è che con ogni probabilità la Procura la rinvierà a giudizio, e quindi ci sarà un processo. La seconda cosa di cui tutti sono sicuri è che poi sarà assolta».

LE RICADUTE
Il M5S non può permettersi di sbagliare un colpo, soprattutto per via delle possibili ricadute nazionali. E così Raggi ha ricevuto già la prima blindatura dai vertici pentastellati: in caso di rinvio a giudizio la grillina andrà avanti. «Non mollerò di un millimetro». Questo significa che non ci saranno autosospensioni dal M5S né particolari voci critiche sull'opportunità politica di avere un amministratore imputato in un processo. Prima del nuovo codice etico, la discrezionalità di Grillo sugli indagati era stata abbastanza ondivaga: Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, è andato avanti senza problemi; Federico Pizzarotti, primo cittadino di Parma, è stato «cacciato» dopo una lunga querelle. A Quarto Rosa Capuozzo, alla fine di un balletto sulle dimissioni presentate e poi ritirate, va avanti senza brand 5 Stelle alle spalle. Alchimie e casi che in Campidoglio non esisteranno. Non solo appunto per via del nuovo codice etico partorito dal Garante ma anche e soprattutto per l'opportunità politica. Racconta un fedelissimo raggiano: «Si aprirà comunque un caso e l'attenzione mediatica su Virginia tornerà a essere pressante. Insomma, all'orizzonte c'è di nuovo aria di burrasca, ma la supereremo». Ecco perché questa volta nessuno, né in Campidoglio né in Parlamento, vuole farsi trovare impreparato. E così si affinano strategie difensive e soprattutto politiche. Frutto di queste due riunioni segrete che la sindaca ha messo in piedi pochi giorni fa. «Andrò avanti in caso di rinvio a giudizio: ho la fiducia del M5S», ha ripetuto «Virginia» ai suoi più stretti collaboratori al termine di questo doppio giro di consultazioni.

NIENTE STRAPPI
Un modo per evitare strappi e, soprattutto, silenziare sul nascere le eventuali fronde interne al M5S che, nell'ala ortodossa di Fico e Lombardi, trovano sempre ottimi speaker. La questione giudiziaria dunque è pronta ripiombare sul Campidoglio, nonostante la calma apparente di queste ultime settimane con la prima cittadina che ha iniziato a «uscire tra la gente», come da consiglio di Grillo, e soprattutto a produrre atti amministrativi (sta studiando un piano sulle strade da presentare in conferenza stampa). Ma il calendario indica di nuovo giugno come mese rovente. La richiesta di rinvio a giudizio, l'eventuale via libera del giudice, anticamera di un processo che tutti voglio esorcizzare. «Sarà assolta», ripetono in Comune. Anche perché l'alternativa si chiama Legge Severino e sospensione da sindaca per 18 mesi. Un incubo a cui nessuno vuole pensare.