Rifiuti, maxi-buco per la Tari: «I ministeri devono 20 milioni»

(Foto Ansa)
di Simone Canettieri
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Mercoledì 19 Luglio 2017, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 13:55

Puntuale come chi l'ha preceduta, anche Virginia Raggi lancia «l'operazione verità» sulla Tari. E scopre che la tariffa dei rifiuti è evasa dalle pubbliche amministrazioni: un tesoretto da 100 milioni di euro. «Risorse - auspica - da recuperare per destinarle al miglioramento dei servizi per i cittadini». Solo Palazzo Chigi e i ministeri hanno, infatti, ben 20 milioni di importi scaduti che ora l'Ama richiede a gran voce. Nella black list ci sono anche ospedali, Asl, ambasciate, scuole, università. Ma Raggi e il M5S si concentrano sugli enti di diretta emanazione del Governo. Parte di questi importi, 20 milioni, sono scaduti da oltre mille giorni: per i più ingenti bisogna citofonare al Viminale (2,6 milioni di euro, che in totale ne deve 6), al Mibact (528 mila euro), il Mit (508 mila euro) e il Ministero di Grazia e Giustizia (487 mila euro).

LA STRATEGIA
La notizia - annunciata in una conferenza stampa mattutina con l'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari e l'ad di Ama Lorenzo Bagnacani - viene rilanciata anche dal blog di Beppe Grillo: «Ora chiediamo a tutte le istituzioni di dare il buon esempio nei confronti di tutti i cittadini». La storia in sé, come detto, è abbastanza vecchia. Sono anni che il Campidoglio prova a batter cassa agli enti pubblici morosi: lo fecero Gianni Alemanno e Ignazio Marino. Proprio dal Pd attaccano: «La denuncia di mancato pagamento della Tari da parte dei grandi evasori risale al 2015. La fece Estella Marino con Fortini».

La giunta Raggi, è il ragionamento del dem Marco Palumbo, «anziché fare la scoperta dell'acqua calda, meglio farebbe ad operare per recuperare quei soldi e provvedere a tenere pulita la città».

I CONTENZIOSI
Lo spirito di questo ennesimo assalto lo spiega anche Bagnacani: «Vorremmo cambiare il modello di raccolta per superare le criticità e andremo a verificare che le singole utenze paghino la Tari. È chiaro che se andiamo a chiedere ai singoli cittadini, non possiamo non chiedere la stessa cosa anche alla Pubblica amministrazione».
Per recuperare i crediti di Ama, «utilizzeremo lo stesso sistema che viene utilizzato per i cittadini, ovvero prima ci sarà la possibilità di una rateizzazione per evitare che vengano iscritte al ruolo, poi successivamente se non si procederà in questo senso ci si comporterà come per tutti i cittadini», è stata la premessa dell'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari. In verità, salvo il pignoramento dei conti, le morosità sono incagliate da anni in contenziosi con le amministrazioni pubbliche, molte delle quali si rifiutano di pagare in virtù di presunte circolari che le esentano.

Marino, per esempio, quando era sindaco citò il caso dell'Università de La Sapienza che doveva al Comune 5 milioni di euro. Raggi questa volta si limita solo a fare la lista dei ministeri morosi. Ma ci sono anche il Vaticano o gli immobili della Chiesa che insistono sul territorio di Roma tra i creditori? La sindaca non risponde, Bagnacani parla di «extraterritorialità», Montanari prima ammette che «non fanno parte di questa ricognizione», poi aggiunge che «l'idea generale è di non fare sconti a nessuno». Anche perché il tema rientra in un altro fronte, tuttora aperto, tra il Comune e il Vaticano che continua ad andare avanti in attesa di un'intesa.

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