Caos rifiuti a Roma, D'Alfonso: Raggi ammetta gli errori

D'Alfonso (anthology)
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 8 Gennaio 2018, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 11:16
«La Raggi vuole una mano dall'Abruzzo? Bene, ma prima riconosca che c'è un problema, dica la verità sui numeri dell'emergenza e ci faccia sapere quali soluzioni vuole mettere in campo a Roma. Stiamo parlando della Capitale, serve una condotta istituzionale, non una condotta fatta di fesserie...», dice Luciano D'Alfonso, presidente dell'Abruzzo, in quota Pd.

Governatore, sembra di capire che l'aiuto della sua Regione al Campidoglio non sia scontato?
«Noi ci riuniremo domani (oggi, ndr) per discutere. Ma finora non abbiamo avuto contatti con il Comune di Roma».

Davvero? Eppure dal M5S romano dicono che Abruzzo e Toscana sono le destinazioni «indicate fin dall'inizio» per portare la Capitale fuori dall'emergenza monnezza, dopo lo stop ai camion per l'Emilia Romagna.
«Finora abbiamo avuto solo contatti con l'Ama, ma dal versante politico non si è fatto sentire nessuno».

Insomma, per sbloccare la situazione si aspetta una telefonata dalla Raggi?
«Certo, mi aspetto un'interlocuzione istituzionale. Dobbiamo capire che tipo di aiuto ci chiedono, di che quantità di immondizia stiamo parlando e per quanto tempo sarebbero necessari gli impianti dell'Abruzzo. Se c'è un problema, non va ridimensionato».

Ecco, appunto. Per quanto tempo la Capitale potrebbe sfruttare le strutture abruzzesi? L'Emilia aveva detto sì, ma al massimo per due mesi.
«Credo che il margine sia quello anche per noi, ma ci riuniremo oggi per parlarne».

Due mesi al massimo, quindi. A partire da quando? La sua giunta voterà subito il via libera ai camion provenienti da Roma?
«Non voteremo subito, per ora discuteremo delle possibili soluzioni. Chiederemo al Campidoglio di spedirci un report sulla situazione dell'immondizia. Devono dirci se c'è un'emergenza o no. Anche perché l'Abruzzo già da tempo accoglie i rifiuti di Roma, se dovessimo intervenire di nuovo si tratterebbe di una quota aggiuntiva, che andrebbe adeguatamente motivata».

Che idea si è fatto della querelle tra Raggi e il suo collega dell'Emilia Romagna (e di partito), il governatore Stefano Bonaccini?
«Credo che Bonaccini abbia fatto bene e con spirito istituzionale si sia messo a disposizione davanti a una richiesta di solidarietà, come facciamo noi adesso. Poi a questa condotta istituzionale si è risposto con una condotta da fesserie, almeno da quello che ho letto in questi giorni sulla stampa. Mi è sembrato un atteggiamento curioso, perché se c'è un problema non si sta a guardare il colore politico della Regione. Qui c'è in gioco la Capitale e la sua immagine, a livello turistico, economico e culturale. Per questo saremo responsabili. Ma vogliamo sapere esattamente qual'è la situazione e soprattutto che tipo di lavoro si sta facendo a Roma, a livello organizzativo».

Il vero problema di Roma è quello degli impianti, pochi e inadeguati. E così dopo la chiusura di Malagrotta non si riesce a chiudere il ciclo dei rifiuti.
«Essere autosufficienti è fondamentale, noi lo siamo da tempo. Abbiamo appena votato un piano che porterà al 70% la raccolta differenziata entro il 2022».

Anche i grillini romani vorrebbero la differenziata al 70% nel giro di 3-4 anni. Il problema è che nella Capitale oggi non si supera la soglia del 45% e negli ultimi due anni l'aumento è stato minimo...
«Sono situazioni diverse. L'Abruzzo già oggi è oltre il 55% di differenziata, siamo intorno al 58 a livello regionale. Per questo l'obiettivo del 70% è realistico, per noi».
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