Casa a Spada, il prefetto di Roma: «Sbigottita, ora i controlli»

Casa a Spada, il prefetto di Roma: «Sbigottita, ora i controlli»
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 17 Febbraio 2018, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 09:44

Questa notizia mi lascia sbigottita, una casa popolare a uno Spada, con precedenti... Abbiamo avviato subito le nostre verifiche. Però mi lasci dire una cosa. Al di là di come andrà a finire questa vicenda, che va certamente chiarita, lo Stato a Ostia c’è e non farà passi indietro. Lo abbiamo detto durante le elezioni e lo confermo ora. Sulle case popolari abbiamo avviato controlli stringenti e non da oggi».

Prefetto Paola Basilone, prima e durante il voto di novembre, a Ostia la risposta delle istituzioni è stata forte: camionette dell’Esercito in strada, controlli e blitz in sequenza contro le cosche del litorale. Poi si viene a sapere che il Comune di Roma assegna un alloggio popolare a un esponente della famiglia Spada, con precedenti per furto e altri reati, proprio a due passi dal feudo del clan...
«L’ho letto sul vostro giornale e questo lascia stupita anche me, lo confesso. Ho già avviato tutti i controlli necessari per capire come sia stata possibile questa assegnazione. Sia chiaro: noi non abbiamo poteri ispettivi sulle graduatorie dell’Edilizia pubblica residenziale, che spetta al Comune, ma su questo episodio vogliamo vederci chiaro e faremo tutto il possibile perché non ci siano ombre».

Anche la sindaca Virginia Raggi ieri ha annunciato di avere avviato «verifiche immediate»; dal Campidoglio dicono di avere applicato una sanatoria regionale, che però risale al 2006 e formalmente è scaduta 24 mesi dopo, ha precisato la Regione. Lei che idea si è fatta? La procedura è stata regolare?
«Questo è proprio quanto vogliamo accertare attraverso i controlli che abbiamo attivato e che, come detto, sono iniziati appena abbiamo letto la notizia. Quindi è ancora presto per dare una risposta».

Al di là del singolo episodio, a Ostia c’è un problema di gestione delle case popolari. L’ex commissario Domenico Vulpiani, che ha guidato il municipio dopo lo scioglimento per mafia, ha denunciato che i clan chiedono il pizzo negli alloggi comunali. E che su 6.400 case, 2.800 sono occupate illegalmente.
«Il problema lo conosciamo bene e sulle case popolari, da diverso tempo, abbiamo avviato un controllo capillare, insieme all’Ater, l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale. Per le nuove occupazioni, c’è tolleranza zero. Gli sgomberi sono immediati. Mi faccia dire poi che questo è un problema romano, non solo di Ostia e del lungomare. In città ci sono quasi 12mila occupanti, come ho detto quando sono stata ascoltata in Parlamento dalla commissione d’inchiesta sulla sicurezza e sullo stato di degrado delle periferie».

Il commissariamento è terminato a novembre ed è durato poco più di due anni. A due mesi dal ritorno della politica, ha cambiato idea? Avrebbe dovuto durare di più?
«Io credo che fosse il momento giusto per tornare a un’amministrazione ordinaria. In due anni il prefetto Vulpiani ha portato avanti un lavoro difficile ed è riuscito a ripristinare la legalità che prima era compromessa. Dopo questa importante e decisiva azione di risanamento, la democrazia andava ripristinata. Era giusto che l’amministrazione tornasse ai cittadini. Ma questo non significa che noi smetteremo di vigilare, anzi».

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