Virginia Raggi ancora davanti ai pm, ma non per essere interrogata: questa volta per denunciare appalti sospetti e strani accessi al credito scovati nella mutua del Comune. Arriva in Procura in gran segreto, alle 16 di un pomeriggio d'inizio agosto, quando gli uffici giudiziari sono praticamente deserti. La sindaca ieri si è presentata a piazzale Clodio per depositare un esposto sull'ennesimo scandalo che travolge il Campidoglio.

Questa volta, le anomalie riguardano l'Ipa, l'ente di previdenza e assistenza dei dipendenti capitolini. Si tratta della mutua dei 23mila comunali, già finita al centro di inchieste per costi di bilancio gonfiati, stipendi raddoppiati e consulenze sospette. La grillina, come i suoi predecessori, ha commissariato l'istituto alla fine di maggio, per la terza volta dal 2012.

La Raggi, accolta dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, ha parlato per un'ora e mezza con l'aggiunto Rodolfo Maria Sabelli, che coordina il pool di magistrati che si occupa di reati tributari. Il nuovo fronte, su cui la procura di Roma oggi aprirà ufficialmente un'inchiesta, riguarda anomalie commesse nel corso dell'ultima gestione commissariale: prestiti concessi in modo irregolare e, soprattutto, il business pilotato dell'assistenza sanitaria, con una ventina di appalti assegnati in modo diretto e senza gara pubblica, per almeno 500mila euro.

LA RELAZIONE
Le criticità sono emerse dalla relazione depositata in Campidoglio dal nuovo commissario straordinario, Fabio Serini, che per tre mesi ha analizzato conti e bilanci e ha scoperto una serie di pesanti violazioni. Due sono i comparti più colpiti: credito e sanità. Per anni sarebbero stati concessi prestiti a dipendenti che non solo non avrebbero mai restituito il denaro, ma non avrebbero nemmeno saldato le quote d'iscrizione. In questo caso, il reato ipotizzabile sarebbe l'indebita erogazione di credito, effettuata oltretutto da un ente in perdita. La seconda criticità macroscopica rilevata dal commissario, riguarda l'assistenza sanitaria.

L'Ipa, che è titolare di un'autorizzazione sanitaria rilasciata dalla Regione Lazio, gestirebbe con stampo privatistico due centri medici in Via Rolando Vignali e in piazza dell'Emporio. Il problema è che i centri in questione sono guidati da direttori sanitari esterni all'ente, che dirotterebbero i pazienti verso le cliniche private dove prestano servizio e che non sono nemmeno convenzionate con l'Istituto. I pazienti, iscritti all'Ipa, sarebbero quindi indirizzati sempre verso le stesse strutture, per effettuare qualsiasi tipo d'intervento, dall'asportazione di nei fino ai controlli alla prostata.

La denuncia della sindaca è arrivata il giorno dopo una prima vittoria incassata al Tribunale amministrativo. Gli ex vertici dell'Ipa e i componenti del consiglio d'amministrazione sciolto a maggio, avevano fatto ricorso contro la decisione del Campidoglio, chiedendo la sospensione cautelare dell'ordinanza sindacale, almeno fino alla sentenza. Il Tar, però, ha confermato la decisione del Comune.

LA CORTE DEI CONTI
L'esposto è stato depositato anche alla Corte dei conti, dove il viceprocuratore generale Tammaro Maiello ha già altri quattro fascicoli aperti sull'ente di previdenza. Indaga su più fronti: dall'omesso versamento dei contributi all'illegittimo pagamento di compensi, dalle consulenze irregolari fino alle polizze stipulate in modo anomalo, per un danno totale alle casse pubbliche che raggiunge quasi i 5 milioni di euro.