Tavolo per Roma il 17 ottobre. Ma resta il nodo della guida

Tavolo per Roma il 17 ottobre. Ma resta il nodo della guida
di Andrea Bassi e Lorenzo De Cicco
4 Minuti di Lettura
Martedì 3 Ottobre 2017, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 13:04

Il tavolo per Roma può partire. La prima riunione istituzionale è stata fissata, sfidando la scaramanzia, per martedì 17 ottobre. La telefonata di domenica sera tra il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda e la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha sbloccato l'impasse. Ieri Calenda avrebbe provato, come d'accordo, a richiamare la prima cittadina. Anche questa volta il telefono sarebbe squillato a vuoto. A farsi viva, invece, sarebbe stata la segreteria della sindaca per incrociare le agende con quella del ministro. La prima data utile libera sul calendario della Raggi era proprio il 17. I prossimi quindici giorni, in realtà, serviranno al Campidoglio per preparare una posizione che già inizia a delinearsi. Gli uomini della sindaca vorrebbero essere loro a dare le carte, inglobando l'iniziativa di Calenda dentro «Fabbrica Roma», il progetto lanciato insieme ai sindacati per affrontare le crisi aziendali nella Capitale.

IL DUELLO
È questo, in realtà, il vero nodo politico dell'operazione, ancora tutto da sciogliere. Perché Calenda, avendo lanciato per primo il Tavolo per Roma, con tanto di corposo dossier sulla crisi della Capitale elaborato insieme a imprese e sindacati, ritiene naturale che a gestire i vertici sia il Ministero dello Sviluppo. Mentre a Palazzo Senatorio ragionano alla rovescia: formalmente, trapela dallo staff della sindaca, si è riunita prima «Fabbrica Roma», quindi il progetto del ministro dovrebbe essere in qualche modo incorporato all'iniziativa del Campidoglio. Di sicuro Raggi vuole spendersi «in prima persona», dicono i suoi, anche se non è escluso che al vertice partecipi anche il neo-assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, appena arrivato dalla giunta grillina di Livorno col placet di Casaleggio, oltre ad Antonio De Santis, il delegato al Personale che per conto di Raggi tiene i rapporti con il mondo sindacale, sia a livello locale che nazionale.

L'aria che tira si capirà presto. Entro la fine della settimana ci sarà un primo incontro a livello tecnico tra gli uomini di Calenda e quelli della sindaca. Per il ministero il punto di partenza resta il dossier sullo stato di salute dell'economia della Capitale già spedito al Comune di Roma, ma anche ai rappresentanti delle imprese e ai sindacati. Quel documento, un elenco di tutti i principali indicatori economici della Città eterna messi a confronto con quelli delle principali capitali europee, per Calenda non può che essere un'analisi condivisa. Se non si riconosce la realtà dei numeri che rappresentano esattamente lo stato di salute della Capitale, è difficile arrivare a soluzioni condivise.

LE RISORSE
Il rischio, insomma, è proprio questo. Che il tavolo tecnico finisca nella tenaglia della lotta politica. Qualche segnale poco rassicurante è già arrivato ieri. Il consigliere regionale Davide Barillari ha scritto su Facebook che «l'incontro del 17 ottobre potrebbe essere anche il luogo ideale per discutere a quattr'occhi dei fondi da tempo rivendicati dal Comune». A luglio la stessa Raggi quantificò in 1 miliardo e ottocento milioni circa le risorse extra necessarie alla Capitale «per rimettere in moto tutto». Un concetto in qualche modo ribadito anche dal capogruppo M5S in Campidoglio, Paolo Ferrara. «Speriamo che il tavolo porti risorse per Roma», ha detto Ferrara. «Porteremo lo stato in cui versano le periferie e le problematiche che ci hanno lasciato venti anni di malgoverno», ha proseguito il capogruppo grillino, sottolineando che «Roma è la Capitale d'Italia e va trattata come tale.

Il governo», la conclusione, «deve stanziare risorse adeguate».

In realtà Calenda, da ministro dello Sviluppo economico non ha nessun potere sulle risorse per la Capitale. Le decisioni sui fondi per Roma possono essere prese solo da Palazzo Chigi dove, tra le altre cose, esiste un altro tavolo che si occupa dei conti della Città eterna, quello interistituzionale costituito per verificare il rispetto del piano di rientro da 440 milioni della Capitale, a fronte del quale il governo Renzi aveva concesso un trasferimento extra a Roma di 110 milioni di euro l'anno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA